Firenze, 12 febbraio 2013 - Una luce invisibile trasporta in un soffio le anime gemelle verso un amore spontaneo, senza sofferenza. La stessa leggerezza carica di sentimento nasce dalla voce della bellissima e diafana Rachael Sage, arrivata a Firenze per presentare il suo decimo album, Haunted by you (Mpress Records 2012). Un tappeto di foglie ingiallite, penetranti occhi azzurri e capelli rossi incorniciati da rose essiccate immortalano la copertina dell’ultimo disco scritto, interpretato e prodotto dall’artista newyorkese. Le dodici canzoni dell’album nascono dalla rielaborazione della fine dolorosa di un amore, che Rachael Sage ha voluto raccontare attraverso le corde della chitarra. Bambina prodigio, la cantautrice ha collaborato con Judy Collins, Sarah McLachlan, The Animals, Ani DiFranco, ed è stata inserita nella lista dei 100 migliori artisti indipendenti  degli ultimi 15 anni dalla rivista musicale Performing Songwriter.


Haunted by You è un disco dove lei punta molto sulla melodia ma anche sulle storie da raccontare. A cosa pensa prima di comporre, alla musica o alle parole?
“Per me parole e musica nascono insieme. L’arte è un mondo che sento dentro di me senza doverlo cercare. Sono un’autodidatta. Ho iniziato a suonare il piano a 3 anni e poi ho studiato danza. Solo dopo ho capito che amavo cantare e comporre musica”.


Quando è che compone e si sente ispirata?
“La mia creatività si sprigiona soprattutto mentre sono in mezzo alla natura e anche mentre sogno. Ma non solo, una canzone è nata grazie ad un social network. Ho letto sul profilo una frase con cui un ragazzo salutava il fratello morto. Io non riuscirei ad esprimere una sensazione così profonda e intima in un social network, ma per i giovani è normale”.


Lei arriva da New York, è facile per una cantautrice poter esprimere il proprio talento in una città così varia di offerte musicali?
“Vivere e lavorare a New York significa avere continui stimoli. Io ho sempre seguito il mio intuito e la mia musica esprime prima di tutto me stessa. Un luogo dove suono spesso e dove ho avuto la possibilità di condividere la mia passione per la musica con altri artisti è il Joe’s Pub, vicino all'East Village”.


Ha deciso da tempo di creare una sua etichetta, quale il motivo che l'ha spinta a diventare anche produttrice di se stessa?
“L’ho ritenuto il completamento ideale di tutto il mio lavoro musicale, senza dover scendere compromessi".


Qual è la sua dimensione preferita come performer: da sola, con un musicista come nel caso di questa sera, o con più strumentisti?
“Di solito mi esibisco da sola al pianoforte, ma non mancano le occasioni si salire sul palco con altri artisti. Nello spettacolo di Firenze (al Teatro del Sale, ndr) sono stata accompagnata da un violoncellista”.


Come tutti gli artisti lei va alla ricerca di uno stile personale, c'è comunque qualche fonte di ispirazione alla quale si sente più vicina?
“Gli stili su cui ho costruito la mia personalità musicale sono il folk e il pop. Non ci sono particolari influenze che mi ispirano, l’immaginazione è la vera artefice del mio stile e delle mie canzoni. Un cantante che amo particolarmente? Sicuramente Elvis Costello”.
 

di Laura Tabegna