TITTI GIULIANI FOTI
Firenze

'Posto', dunque sono

Il commento

Titti Giuliani Foti

Firenze, 31 luglio 2016 - C’È CHI li scusa perchè, dice sia gente che non si piace. Ma di fondo c’è una balla che si racconta a noi stessi: come un blob marmellatoso, viscido e coprente, dilaga il selfie. Postare foto tempo fa voleva dire avere visto. Ora si va oltre. Basta camminare, stare su una spiaggia, bere qualcosa per vedere gente che si immortala col braccio proteso oltre la testa. Per un unico fine. Postare la foto su Facebook e altri social, e far vedere che si esiste e si sta pure bene. Che siamo fighi, anzi, fighissimi. Che abbiamo espressioni corrucciate, o goderecce, che abbiamo delle belle tette sode o delle gambe spaziali.

Che non siamo invecchiati , e che siamo pieni zeppi di amici. E che, geni del male, siamo riusciti a rubare anche dei bei soldi. La foto sul social: posto dunque sono. Come se fosse l’unica cosa sensata di una giornata. Per far schiattare gli altri che non stanno così bene come noi. Intanto metto la foto su Fb, la condivido, dico della mia vita, mi filmo, mi faccio conoscere, godere, ammirare, invidiare. Oppure compatire e consolare. È una nuova modalità di relazione, sia con se stessi che con gli altri. Il male è che si può più sequestrare la macchina fotografica e buttarla via. Perchè è nel cellulare, nell’orologio, nell’anello, nei polsini, negli occhiali, presto nei bulbi oculari, al centro della retina, in fronte. Si arriverà alla sostituzione totale: poiché fotografo posso anche non guardare. Semmai guarderò dopo. Posterò e tutti vedranno. Se avrò voglia. Oppure mai.