Ritorno a casa Renzi: "La crisi? Passerà"

Reportage nella Rignano di Matteo fra chi lo sostiene e chi ha ormai perso la fiducia

Rignano sull'Arno (fotocronache Germogli)

Rignano sull'Arno (fotocronache Germogli)

Rignano (Firenze), 18 marzo 2018 - «La sa una cosa? Volevamo dedicargli una strada: via Matteo Renzi e via anche il su’ babbo». Ha le borse della spesa strette nelle mani, cinquant’anni e il resto di qualcosa sulle spalle: torna indietro per sparare la battuta amara che due minuti prima aveva incespicato sugli incisivi. E’ la sua risposta a questa domanda: nella patria dei Renzi, il renzismo è all’epilogo? Lui, elettore rignanese doc, scandisce una sentenza senza appello. Non è l’unico: in tanti gli vanno dietro con sarcasmo da un tanto al chilo, forse, ma hanno dentro la rabbia di una speranza delusa, di una promessa d’ascolto lasciata in attesa, d’un giorno migliore che non è arrivato mai. Solo gli irriducibili renziani vedono il sole all’orizzonte. Anche in questo sabato a Rignano, un dì qualsiasi che per ricordarsi della festa domenicale bisogna appiccicare gli occhi al calendario.

La chiesa, in piazza 25 Aprile, è in ristrutturazione: via l’altare, via i quadri, le panche e le acquasantiere. Ci sono solamente le crepe. E in questo giorno qualsiasi nell’ex capitale dei Renzi, il cielo, a dirla tutta, ha pochi buoni propositi da mantenere: ogni tanto, come gli gira, rovescia da quel nero che ha in corpo, pioggia a secchiate, che l’ombrello serve a poco. Mamme con bambini, coppie, anziani soli escono dalla Coop col miraggio di arrivare asciutti a casa per il pranzo che è già ora.

«Per me che torni o non torni Renzi cambia poco, tanto a me non dà nulla nessuno: il poco che ho me lo sono sudato»: Mara racconta la sua verità, quella di una nonna rimasta troppo sola in una casa grande per lei e per il suo gatto.

Poca voglia di parlare, la politica rimane indigesta di questi tempi, anche qui, nella terra dei Renzi dove, però, l’era del renzismo felice si è chiusa con nove mesi d’anticipo: l’11 giugno dello scorso anno Daniele Lorenzini, il medico di famiglia di quasi tutti, con la sua lista civica Insieme per Rignano è diventato sindaco col 49% dei voti contro il Pd di Eva Uccella, rimasta al 29,6%.

«Qui a Rignano siamo stati gli antesignani: quello che è accaduto nel resto del Paese il 4 marzo, qui era già successo», spiega Antonio Ermini. Lui è il tesoriere del Pd, il marito di Eva Uccella, e si definisce un «irriducibile renziano», con l’orgoglio cucito sul cuore. «Lorenzini per vincere ha cavalcato l’inchiesta Consip che si sta rivelando una grande bufala – mette sull’avviso Ermini – Il Pd fa un’onesta e seria opposizione che sta mostrando i limiti seri di quest’amministrazione. E questo succederà anche in Italia». Perché irriducibile? «Mi viene facile anche perché non vedo alternative – dice – Matteo è l’unica vera e grande risorsa: non è il Pd che ha bisogno di lui, ma il Paese. Il tempo giocherà a suo favore: Salvini, Di Maio... Tutti personaggi che nell’arco di poco tempo faranno dimenticare anche del loro passaggio».

E il Pd marcia compatto su questa linea. Come un atollo in mezzo al mare. Anche il nuovo segretario Maurizio Bugli arrivato a ottobre a prendere le redini del Pd rignanese del dopo Tiziano. Già Tiziano. Qui quando si chiede se Renzi tornerà, domandano tutti: ma Renzi chi? A casa Rignano il Renzi che conta è ancora Tiziano. Non che non abbia nemici. Anzi.

Alla casa del popolo ci sono ancora pochi clienti, all’apertura. Scuotono il capo. «La politica? Per carità, non mi interessa. A me basta che continuino a pagarmi la pensione», dice Mario col berretto da baseball mentre legge le notizie di sport.

Ricomincia a piovere. Stavolta si resta tutti al riparo. Un diluvio all’improvviso che «speriamo lavi le coscienze di tutti», dice Annamaria. «Ma non lo vedete come è ridotto il Paese? Chi l’ascolta la gente? Avevamo sperato che Matteo... Sa, andava a scuola con mio figlio, era bravo. Credo sia bravo ancora. Ma un po’ ci ha traditi tutti».

Ma ritornerà? Nel paese dei Renzi che non è più l’isola felice, Sasha dice sì: tornerà, basterà avere pazienza. Ha 32 anni, Sasha, di poltica sa poco, però ci spera. «Credo abbia fatto cose importanti», dice. Mentre al bar si cerca la fortuna grattando, con la speranza di vincere per cambiare vita. Che non è mai troppo tardi. «Vede? E’ questa l’unica mia illusione». Bruno, settant’anni e la tuta da lavoro. Le mani grandi che hanno lavorato tanto, anche oggi, anche alla sua età. «Nulla, non c’è nulla nemmeno qui». La monetina svela la delusione dietro alla pellicola d’argento. Non vuole foto, che poi sua moglie... «Mi dai un altro gratta e vinci?». Si spende e si spera così in un mondo migliore. La fortuna come un gancio in mezzo al cielo. Anche se piove e pioverà.

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