"Basta con le aggressioni e gli agguati. Il Pd torni a ispirarsi alle socialdemocrazie"

Enrico Rossi e l’arrivo di Letta alla guida dei Dem: "Svolta necessaria per un partito che deve ritrovare unità e un dibattito sereno"

Firenze, 14 febbraio 2021 - Oltre le correnti e i personalismi l’ex governatore toscano Enrico Rossi, ci crede. E Enrico Letta può aprire per il Pd una "nuova stagione".  

Sicuro che sia il generale giusto in questa fase? "Intanto è un cambiamento forte. La sua storia nasce nella Dc. Rimasi molto colpito dal modo in cui nel 2014 fu defenestrato con una semplice mozione. Lì si è proprio rotto un modo di stare dentro il partito, è sparita la base minima di solidarietà. Non ho votato quella mozione. Sono uscito dalla riunione e ne sono rimasto molto amareggiato. Ironia della sorte oggi quella stessa guerra fra correnti ha spinto Zingaretti ad andarsene".  

Da dove si riparte? "Letta ha già dato il via a un ricominciamento, ha garantito a tutti il diritto di parlare e di essere ascoltati. E’ una svolta necessaria per un Pd che deve ritrovare unità, ma che deve anche tornare a discutere ‘serenamente’, stavolta mi auguro nel vero significato della parola. Più che mai dopo un anno come questo che ha sconvolto il mondo".  

Letta avrà qualche conto interno da saldare? "Credo che sia partito bene non chiedendo sostegni fasulli, ma di ascoltare quello che dirà. La richiesta è di andare oltre queste correnti tutte più legate a posizionamenti che a differenze sostanziali".  

Quindi non sarà un problema per gli ex renziani di Base riformista? "E’ una cosa che riguarda Base riformista. Io sono già stato mezzo buttato fuori da un partito e non sono per buttare fuori nessuno. Si deve però discutere. E devono cessare le aggressioni e gli agguati. Bisogna ripensare la forma organizzativa del partito che non puo essere solo un tram per arrivare alle poltrone nelle istituzioni. Non puo essere solo un partito all’americana, ma assomigliare alle socialdemocrazie, ai grandi partiti popolari".  

L’alleanza con i 5stelle? "E’ nata da uno stato di necessità, ma ha prodotto una maturazione dei 5stelle, con un punto di equilibro in Conte che è benvoluto da tante parti del popolo. Preferisco i 5 stelle a Salvini e penso a uno schieramento ampio, mi piace l’idea di un’area liberal democratica, penso a Calenda, ma anche alla sinistra di Leu"  

Quanto pesa l’eredità di Zingaretti? "Credo che Zingaretti abbia fatto molto bene, anche a dare una scossa al partito con le sue dimissioni. Certo nessuno può negare che anche Letta si trova sbilanciato: diventa segretario e si trova gruppi parlamentari che non sono stati formati o determinati da lui".  

Con chi ce l’ha? "Non si può aver condiviso una politica votata all’unanimità nella direzione del partito come quella di fare un governo con Conte e poi il giorno in cui questo va in difficoltà, perché Renzi si ritira, attaccare a palle incatenate il quartier generale. Apriamo pure una discussione, ma attezione a comportamenti che siano inclusivi e corretti. C’è modo per discutere".  

Una richiesta a Letta? "Conosce bene la realtà dell’impresa e dell’industria, mi auguro che, pur nella lealta necessaria al governo Draghi spinga il partito a dare un contenuto di proposte. Dobbiamo fare in modo che questo governo rappresenti le nostre idee e la nostra impostazione di sinistra. La stessa che, del resto, oggi ritroviamo nella politica di Papa Francesco".  

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