Verso le elezioni regionali. Giani. "Così moltiplico gli investimenti in Toscana"

Il piano di sviluppo del candidato governatore del centrosinistra Eugenio Giani. Una legge per trasformare le aree dismesse "E l’Europa ci aiuterà"

Eugenio Giani

Eugenio Giani

Firenze, 30 agosto 2020 - Il suo portafortuna è un quadrifoglio «per mettere insieme lavoro, ambiente, salute, cultura». Eugenio Giani, candidato presidente della Regione Toscana per il centrosinistra, macina chilometri, mastica discorsi e ascolta. Il conto alla rovescia è iniziato: meno tre settimane al voto (20 e 21 ettembre). I sondaggi lo danno in vantaggio, lui vuole scacciare l’ipotesi rincorsa di Susanna Ceccardi.

Giani, quanta benzina ha nella Punto bianca? «Il serbatoio è ricco grazie al crescente sostegno e alla partecipazione che trovo girando la Toscana in lungo e largo e grazie anche al supporto che ricevo dalle sei liste della coalizione».

Giani-Ceccardi, che sfida è? «Lei è una candidata dimezzata: ha già fatto sapere che se perde torna a fare l’europarlamentare».

Regionali e politica nazionale si intrecciano. A chi nuoce? «Io mi concentro su programmi, proposte e iniziative a servizio della Toscana; qualcun altro al contrario vuole mischiare il dibattito nazionale con quello locale. Dobbiamo impedire la colonizzazione della Toscana».

Il Pd intanto si accapiglia. Ha letto dei sindaci e amministratori che danno l’assalto al vertice del partito. «Non è il momento di pensare a questo, dobbiamo concentrarci sui problemi dei cittadini e su come risolverli. Per quello che mi riguarda Zingaretti è un buon segretario che sta dando il giusto supporto alla campagna elettorale sui territori».

Il popolo dem soffre di mal di pancia quando si parla della sinergia Pd-5 Stelle. «In Toscana la coalizione è larga, lavora in armonia e ha anche tentato un confronto con i 5 Stelle. Ma oggi siamo concentrati sulla scadenza elettorale del 20 settembre con una convergenza sui programmi che proprio senza i 5 Stelle consentirà di ottenere presto e bene i risultati. Mi auguro che l’elettorato grillino si renda conto che non è il tempo della neutralità a causa della polarizzazione tra centro sinistra e destra salviniana».

Quale Toscana ha trovato durante il suo lungo tour? «Una Toscana che ha vissuto i problemi del coronavirus e fortemente provata dalla chiusura delle attività, ma contemporaneamente in grado di ripartire con tanta voglia di rilanciare economia, cultura e vita sociale. I nostri programmi guardano a questo. Confido in quel sentimento di orgoglio che sta offrendo energie preziose alla ripartenza nei vari campi della vita di tutti noi».

Tante potenzialità ed eccellenze. Bisogna rispondere subito alla crisi ma anche essere lungimiranti. Come fare ad attrarre non solo turisti ma anche investitori? «La Regione è già leader nell’attrazione e mantenimento di investimenti diretti e esteri: siamo tra le prime in Italia, i progetti di investimento realizzati dal 2015 al 2019 sono stati 403 per un valore di 10,8 miliardi di investimento, passando dai 35 progetti del 2016 per 1,4 miliardi di investimenti ai 104 del 2019 per 2.7 miliardi. L’ufficio Invest in Tuscany ha un ruolo centrale».

Ci vogliono anche idee nuove. «Voglio istituire un fondo da almeno 25 milioni annui che ricaveremo dai fondi europei e dal pacchetto Next Generation UE, dedicato all’attrazione di investimenti esteri ed italiani incentivabili attraverso l’uso dei protocolli di insediamento, strumenti negoziali tra Regione e investitore industriale. E’ fondamentale la semplificazione autorizzativa e urbanistica».

La Toscana soffre anche di tanti luoghi fatiscenti come fabbriche dismesse o insediamenti ormai abbandonati. Bisogna pensare finalmente a una riconversione virtuosa. «La questione del patrimonio immobiliare e la sua rigenerazione sarà al centro della nostra azione di governo, impegnando risorse importanti. Agevoleremo le procedure urbanistiche per favorire l’utilizzo dei contenitori dismessi. Questi immobili saranno oggetto di specifica legge regionale con almeno 15 milioni di euro l’anno che incentivi l’utilizzo del patrimonio immobiliare pubblico nei centri storici con finalità culturali, di servizio ai cittadini e come volano per la riapertura di attività commericiali nei piccoli borghi. Per quanto riguarda le aree industriali dismesse proprio i protocolli di insediamento consentiranno di rendere la Regione stimolo attivo per nuovi investimenti in coerenza con una urbanistica che vuole evitare ulteriore consumo di suolo».

Il futuro è sinonimo di giovani. Vanno nutriti di speranze, non di illusioni. «Nel mio programma i giovani sono in prima fila. C’è una precisa politica di promozione e incubazione di startup che stimoli l’imprenditorialità nei giovani che si applicano e si formano sull’innovazione digitale. Il luogo simbolo per generare l’incubatore che fisicamente convogli questi giovani può essere Villa Basilewsky a Firenze, immobile di proprietà regionale inutilizzato che vedrei popolato da centinaia di menti come avviene nelle capitali europee o in aree vocate alla tecnologia come Emirati, Israele, Corea, India, Singapore o la nuova Cina».

I suoi avversari declinano la parola esperienza in senso negativo quando parlano di lei. «Il buon amministratore deve avere esperienza: è chiaro e semplice; in ogni attività professionale non ci si improvvisa. Soprattutto in politica per guardare con lucidità al domani bisogna avere una consuetudine di esperienza con le procedure amministrative, per il rapporto con categorie professionali, cittadini, comitati, burocrazia e altre istituzioni; io sono sempre stato molto presente sul territorio, ne sono fiero perché per affrontare i problemi devi conoscerli per dare risposte concrete ai cittadini».

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