Di Maio al Festival delle Religioni: "Afghanistan, il lavoro umanitario non basta"

Firenze, le parole del Ministro degli Esteri a San Miniato al Monte

Il ministro Di Maio al Festival delle Religioni (New Press Photo)

Il ministro Di Maio al Festival delle Religioni (New Press Photo)

Firenze, 20 novembre 2021 - «Tutte le accelerazioni che vedrete su terze dosi e misure che possono cautelare dal Covid le faremo tutte in vista del Natale. Ce la metteremo tutta per costruire un Paese che in quel periodo possa rimanere aperto. L'alternativa ai vaccini e Green pass è chiudere e noi non vogliamo arrivare a quel punto. Dobbiamo portare le persone che non lo hanno fatto a vaccinarsi».

Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenendo a Firenze al Festival delle Religioni. 'Prospettive di pace in Medio Oriente', questo il titolo dell'incontro. Il Ministro ha dialogato con il giornalista Paolo Mieli e la direttrice de La Nazione Agnese Pini all’interno della Basilica di San Miniato al Monte.

Di Maio si è soffermato anche sull'Afghanistan: «In Afghanistan non possiamo farcela solo con le Ong e la parte umanitaria, se la macchina dello Stato afghano non funziona lo Stato implode e avremo un esodo migratorio preoccupante e porterà a destabilizzare i Paesi intorno. Questo non vuol dire che dobbiamo dialogare con talebani ma costruire con l'Onu la macchina dello Stato».

E sulla Libia: «Lavoriamo per le elezioni in Libia il 24 dicembre perché nuove istituzioni libiche ci permetteranno di stabilizzare la porta dell'Africa verso l'Europa. Noi dobbiamo farci un esame di coscienza su quanto fatto in Libia con scelte che hanno destabilizzato quell'area».

Tema caldo anche quello del dialogo con l'Egitto, alla luce delle vicende Regeni e Zaki. «Nonostante la tragedia di Regeni e il caso di Patrick Zaki - dice Di Maio - dialoghiamo con l'Egitto perché ha un'influenza in Medio Oriente e sul lato Mediterraneo come la Libia. Se cessiamo il dialogo con certi attori per rivendicare i temi dei diritti, non riusciremo a risolvere le crisi multilaterali. Guardiamo l'accelerazione del dialogo tra alcuni Paesi con Israele, che fino a poco fa era inimmaginabile».

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