La sfida del sindaco Nardella: "Io l'unico credibile per trasformare Firenze" / INTERVISTA

A tu per tu con il primo cittadino: "Datemi fiducia per altri cinque anni"

Dario Nardella, sindaco di Firene (Marco Mori / New Press Photo)

Dario Nardella, sindaco di Firene (Marco Mori / New Press Photo)

Firenze, 4 gennaio 2018 - «Vede – dice indicando l’affresco di Giovanni Stradano alle sue spalle nella sala dedicata a papa Clemente VII – l’esercito imperiale di Carlo V, il più potente d’Europa, nel 1529 assediò per un anno la città...». Vuol mica dirmi che anche lei si sente sotto assedio?.

«Ma per carità. Nonostante a Roma non ci sia un governo amico, Firenze ha mantenuto la sua primazia. Per questo non solo non mi sento assediato ma, me lo lasci dire, non mi pare proprio che Salvini possa dirsi all’altezza di Carlo V». E via una risata scoppiettante come una fucilata.

Dario Nardella, classe 1975 e sindaco di Firenze da quasi 5 anni, ha l’aria di chi si sente sicuro del fatto proprio nonostante il clima non sia certo favorevole. Anzi. Matteo Salvini non avrà certo la statura dell’imperatore spagnolo ma i suoi lanzichenecchi leghisti hanno espugnato uno dopo l’altra fortezze del Pd che sembravano inespugnabili: Pisa, poi Pistoia, poi Siena. Ora sembrano pronti a dare l’assalto finale a Firenze, si sente già l’odore di polvere da sparo che fanno le spingarde. Aria di un assedio politico mica da poco.

Eppure lui, seduto nel suo ufficio al piano nobile di Palazzo Vecchio, ostenta tranquillità e bonomia: «Vede – dice esaurita la risata – il 2018 è stato un anno tragico per il centrosinistra. Un anno da dimenticare. Ma a Firenze è andata diversamente. Eccome. Proprio qui il Pd ha avuto il suo miglior risultato nazionale. E non l’abbiamo certo avuto perché da noi l’aria o l’acqua sono migliori».

Perché lo avete avuto allora?

«Semplicemente perché abbiamo amministrato bene. Perché c’è un trascorso di rapporto con i cittadini».

Insomma: assedio o non assedio lei pensa che i fiorentini le vogliano bene?

«Io sento molto la fiducia e l’affetto dei fiorentini che anche quando non sono d’accordo mi riconoscono impegno e dedizione totale alla città».

Quali sono le cose di cui va orgoglioso del 2018 appena terminato?

«I tanti progetti che hanno visto la luce, primo fra tutti la tramvia: un tempo non ci scommetteva nessuno, oggi tutti la difendono».

Però la linea 2 non è ancora partita...

«I lavori della linea 2 sono finiti e noi eravamo pronti a partire il 15 dicembre. Stiamo solo aspettando il via libera dagli ingegneri nominati da Toninelli che arriveranno a Firenze il 7 gennaio».

Ipotizza che il ritardo possa essere frutto di una volontà politica avversa a lei?

«Confido nella professionalità dei tecnici perché la tramvia è davvero un bene per Firenze».

La linea per Careggi quali benefici ha portato?

«Le rispondo con delle cifre».

Prego.

«Confrontando i dati delle ore di punta dalle 7 alle 10 del novembre 2017, nel novembre 2018 abbiamo avuto 6.500 auto circolanti in meno in tutta la città di cui 1.500 nell’area di Careggi. Non solo».

Dica.

«Nello stesso periodo i passeggeri sono passati da 39.000 a 65.000, con un aumento del 67%. Un successo oltre ogni aspettativa. E vogliamo andare oltre».

Qual è ora il suo obiettivo?

«Con l’entrata in servizio della linea 2 vorrei avere 15.000 veicoli circolanti in meno nelle ore di punta».

Aeroporto: a suo tempo disse: voglio mettere la prima pietra durante il mio mandato. Ora siamo quasi alla fine..

«E io continuo a sperare di poterla mettere. Tutti i fiorentini sanno che la parola decisiva dovrà però porla questo governo. Il quale prima o poi dovrà farla finita con questa melina fra Lega toscana, Lega romana e 5 Stelle».

Il tema sembra farla arrabbiare...

«Credo semplicemente che se Salvini e Toninelli pensano di guadagnare voti facendo dispetti a Firenze, stanno sbagliando strada. Non sono accettabili diktat da una signora di Cascina o da un ministro di Roma che non sanno niente di questa città».

Lo stadio è un’altra vicenda infinita: si farà?

«Siamo in dirittura d’arrivo. La Fiorentina ha trasmesso nei giorni scorsi una documentazione rilevante ora al vaglio dei tecnici e io sono più ottimista perché nei colloqui avuti con i Della Valle e con Cognigni ho colto una reale intenzione di voler arrivare a realizzare l’opera».

Contro il turismo mordi e fuggi davvero vuol mettere un biglietto d’ingresso come a Venezia?

«Firenze non può essere paragonata a Venezia, un biglietto per entrarci fa pensare a una città museo, ma si possono lo stesso trovare delle forme di tassazione per il turismo giornaliero sul modello della tassa di soggiorno. Non è tollerabile che i costi di chi consuma la città li paghino poi i fiorentini».

Da sindaco ha provato a contrastare la crisi dell’editoria tutelando le edicole...

«Credo molto in questa iniziativa perchè è fondamentale incoraggiare la diffusione dei giornali che rappresentano l’informazione libera e attendibile. Le edicole diventano così dei centri servizi e, allo stesso tempo, promuovono tra i cittadini la lettura, pilastro fondamentale per la democrazia».

Sindaco Nardella, anni fa, mentre tutti inneggiavano alla rottamazione, lei si definiva il “Costruttore“...

«Allora ero fuori moda. Oggi, dopo aver ascoltato Mattarella a capodanno, ho scoperto invece di essere di moda. Sono orgoglioso di avere sempre tenuto la barra su un’idea di politica costruttiva e inclusiva».

Diceva di Mattarella: le sue parole hanno colpito molti nella sua area politica...

«Anch’io mi sono ritrovato molto nelle parole del presidente al punto che vorrei provare a trasformare in azioni ciò che lui ha enunciato come principi».

A cosa pensa?

«Tanto per cominciare: il governo ha raddoppiato la tasse al volontariato, io invece voglio trovare spazi nuovi da dare al terzo settore».

Ha già un’idea sugli spazi disponibili?

«Abbiamo individuato un immobile in via Assisi e ne abbiamo un altro in via Maggio che si libererà col trasferimento del Vieusseux: 3.000 metri quadri in tutto che consegneremo all’associazionismo col canone abbattuto al 90%».

Sindaco Nardella, parliamo del suo partito, il Pd...

«Se me lo chiede...».

Il 2018 ha segnato il tramonto del renzismo...

«Vede, a me pare che il 2018 abbia in realtà segnato una rivoluzione che non è legata solo a Renzi ma, in generale, alla grande crisi della sinistra».

Roba che arriva da lontano...

«In questa incertezza io però vedo anche un’opportunità perché, come dice Papa Francesco, non siamo di fronte a un’epoca di cambiamento ma a un cambiamento d’epoca. Se non ce ne rendiamo conto anche noi del Pd, faremmo un grande errore».

Renzi, però, più che del Pd in questo momento pare interessato ad altro...

«Allora. Intanto il Pd deve smetterla di alzarsi ogni mattina e chiedersi cosa vuole fare Renzi. Lui prenderà le sue scelte ma il partito ha il dovere di andare avanti comunque facendo qualcosa di radicalmente nuovo».

Vuol dire che se Renzi farà un nuovo partito lei non lo seguirà?

«Nel caso io rimarrei nel Pd per cambiarlo profondamente: dobbiamo recuperare credibilità e ricostruire da zero l’organizzazione sul territorio. Dobbiamo cambiare messaggi e contenuti».

Pensa che oggi Renzi sia più efficace come leader politico o come documentarista alla Angela?

«Non lo so perché ancora non ho visto il suo documentario».

Questa è una risposta forlaniana...

«Giuro, non l’ho visto, ma domani sera lo guarderò e poi le saprò dire».

Alle primarie del Pd voterà per Martina segretario?

«Per il momento non mi interessa sapere chi sarà il segretario ma cosa farà il Pd».

Lei crede che per ripartire il Pd debba pensare anche a nuovi rapporti con i 5 Stelle?

«Il PD oggi è percepito come il partito dei poteri forti lontano dai cittadini. Per ribaltare questa immagine ho sempre proposto il modello Firenze: iscritti e volontari che stanno davvero in mezzo alla gente e ai problemi».

Sì, ma l’alleanza con i 5 Stelle?

«Sarebbe qualcosa di innaturale. Una strategia miope».

Per vincere le elezioni dunque lei pensa ad altro?

«Penso a una coalizione fortemente connotata col civismo che raccolga tutte le forze democratiche della città. Il Pd a Firenze non sarà il partito mangiatutto ma uno dei soggetti di questa».

Ci sarà anche una lista col suo nome?

«Sì, la presenterò a febbraio».

E ci saranno anche altre liste civiche come quella di Toccafondi?

«Stiamo da tempo dialogando con altri mondi. Penso alla lista “Più Europa“ della Bonino e a quei pezzi di sinistra che non accettano di regalare Firenze alla destra di Salvini».

Nella sua coalizione ci sarà spazio anche per Graziano Cioni? 

«Cioni l’ho incontrato più volte e lui sa bene come la penso. A me interessa un’alleanza sui contenuti non sui tatticismi o sul ceto politico».

Ha incontrato anche Leu? «Ho incontrati alcuni esponenti, ho offerto loro la costruzione di un progetto comune, ma a oggi non ho avuto risposte se non qualche comunicato stampa molto critico con me».

Insiste comunque per tessere un’alleanza più larga possibile. Vede che alla fine ha paura dell’assedio...

«Ma figurarsi. Io voglio solo propormi ai fiorentini non come anti qualcosa ma come l’unica persona credibile quando parla di trasformazione della città. E con un messaggio chiaro: per cambiare davvero Firenze non bastano 5 anni. Datemi fiducia per finire il lavoro».

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