Toscana, vince il ribaltone storico. Il 'fortino rosso' non esiste più

Dopo il voto delle Comunali non è più la regione della sinistra

Elezioni

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Firenze, 25 giugno 2018 - Sì, è proprio così: il futuro prossimo della Toscana passa da qui, dal risultato delle Comunali del 2018. Addio ‘fortino rosso’: un risultato che fa storia in base ai voti di Pisa, Massa e Siena. All’orizzonte le elezioni regionali nel 2020, appuntamento molto delicato. Ma il prossimo anno si voterà anche a Firenze e a Prato.

Il voto delle Politiche del marzo scorso ha segnato una svolta anche in questi due Comuni con un centrodestra in continua rimonta. Lo scenario? In continua mutazione. Il centrodestra in Toscana ha lavorato molto bene ai fianchi del fortino rosso con Forza Italia capofila. La Lega ha investito soprattutto su un piccolo Comune e su una sindaca battagliera, come simbolo del cambiamento, Susanna Ceccardi, primo cittadino di Cascina, a pochi chilometri da Pisa. Proprio lei potrebbe essere la sfidante per la poltrona di governatore nel 2020? Chissà. Forza Italia è stata la spinta negli ultimi anni del centrodestra conquistando la Versilia, la Maremma con Grosseto in testa, Arezzo appoggiando il sindaco Ghinelli. E Fratelli d’Italia guida Pistoia. Il centrodestra ha portato una agguerrita truppa in Parlamento nel marzo scorso guidata da Stefano Mugnai, coordinatore regionale, artefice della lotta azzurrra contro la roccaforte rossa a partire dagli scranni del consiglio regionale.

Forza Italia più spina nel fianco al centrosinistra della Lega, certo. Ma è il partito di Salvini che nel rush finale di queste amministrative ha vinto lo sprint a destra. L’altro Matteo piace e conquista con la protesta e ora con la leadership governativa, con gli slogan sui migranti e sui rom. In continua campagna elettorale. Conquista i voti dei centri storici come delle periferie. Piace anche al ceto medio, stanco dell’insicurezza, vera o percepita, e anche agli operai.

Il partito  Democratico sta ancora raccogliendo i cocci del flop delle Politiche del marzo scorso. Più smarrimento che capacità di reazione in queste settimane e anche durante i mesi di «vacanza» governativa. Il vertice quale sarà? Il congresso? Il ricambio? Le minoranze? Tutto ricade e frastuona nella Toscana , un tempo casa della sinistra. Matteo Renzi è in attesa. Raduna i suoi, ma deve ancora indicare la strategia del gran ritorno. Intanto fa il senatore a tempo pieno. I giochi si faranno presto: Firenze e Prato, comuni strategici guidati dai sindaci Pd Nardella e Biffoni, vanno alle urne nel 2019, dietro l’angolo. E la preoccupazione Pd cresce pensando a come la geografia toscana è cambiata. Addio al monocolore rosso di un tempo, rosso chiaro o rosso sbiatito degli ultimi mesi. Complice anche l’altra sinistra, quella di Mdp (del governatore Rossi) o di Leu che ha raccolto una manciata di voti alle Politiche e non sembra capace di incidere.

La sinistra  in generale sembra smarrita, incapace di stare tra la sua gente che le ha voltato le spalle ed ha scelto di cambiare radicalmente. La sinistra non fa autocritica fino in fondo, resta più «liquida» che di sostanza. Il potere logora. La Toscana svolta, lo dicono i numeri delle ultime consultazioni. Lo dicono le bandiere sulla cartina. Grilline Carrara e Livorno. Arezzo, Grosseto, Pistoia già al centrodestra. Siena, Pisa e Massa hanno cambiato scegliendo gli sfidanti al Pd. Lucca era rimasta a sinistra per 300 voti. Che ne sarà di Firenze e Prato? Da ieri il ribaltone storico ha dato forti segnali di voler continuare.

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