Afghanistan, Ceccardi: "Con il ritiro dell'Occidente torna lo spettro dell'11 settembre"

"Con i corridoi umanitari gestiti dai talebani rischiamo di portare il nuovo terrorismo a casa nostra". E ricorda Oriana Fallaci: “Contro i nemici serve la passione”

Al centro Susanna Ceccardi

Al centro Susanna Ceccardi

Firenze, 12 settembre 2021 - I timori per un'eventuale nuova stagione di attentati di matrice islamica, le difficoltà legate alla gestione delle ondate migratorie dall'Afghanistan, la necessità di una politica coesa dell'Unione europea, l'abbandono al suo destino del popolo afghano e lo stravolgimento degli equilibri geopolitici in Medio Oriente sono stati al centro del convegno sui Vent'anni dall'11 settembre 2001, coordinato a Montecatini Terme da Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega, nel gruppo di Identità e Democrazia. L'evento, cui ha partecipato in videocollegamento anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha fornito uno sguardo a 360 gradi su quanto avvenuto in Afghanistan, dal punto di vista politico, strategico, militare e giornalistico. “L'Europa ha dimostrato la sua assenza”, ha detto Salvini, per il quale "questa deve essere l'occasione per tornare ad avere rapporti giusti e costanti con la Federazione russa”. Quello tra Afghanistan, Pakistan e Iran, ha aggiunto, “rischia di essere un triangolo devastante, anche in chiave nucleare"

Tra i tanti temi toccati, Ceccardi ha posto l'attenzione sulla pericolosità dei corridoi umanitari: “da chi saranno gestiti? Da chi ha il potere laggiù, quindi dai talebani. Rischiamo di portare il nuovo terrorismo a casa nostra. Un nuovo 11 settembre potrebbe accadere di nuovo, come il Bataclan e i tantissimi attentati che hanno insanguinato l’Occidente. Ora l’attenzione dell’Europa deve essere massima. Europa che pagherà più di tutti lo scotto delle nuove ondate migratorie, con il canale che passa dall’Est”. 

Secondo il professor Luciano Bozzo, docente di Relazioni internazionali e Teorie della politica internazionale all'Università di Firenze, “le critiche al presidente Biden sono giustificate, nonostante il ritiro dall’Afghanistan fosse già nei programmi del presidente Obama e fosse stato poi codificato, in qualche modo, dal presidente Trump con gli accordi Doha, rispettando l’orientamento dell’opinione pubblica”. “Devo aggiungere però - continua Bozzo- che se Biden ha portato a compimento un processo che viene da lontano, è anche vero che ha gestito davvero male l’ultima fase del ritiro. Il caos che si è creato nelle ultime settimane, prima del ritiro, in particolare negli ultimi giorni, poteva essere evitato. Biden ha fallito in questo, lo sa, subisce attacchi su questo anche dal suo stesso partito. E questa è la parte peggiore della vicenda”.

L'inviata di guerra Chiara Giannini ha raccontato la sua esperienza in Afghanistan ed è sicura: “è una situazione veramente drammatica, soprattutto per le donne, che sono tornate indietro di secoli, peggio anche di vent’anni fa: di nuovo il burqa, di nuovo donne separate dagli uomini, bambini che probabilmente saranno addestrati a fare i terroristi perché di fatto i talebani sono terroristi. Non è un governo col quale si può trattare, perché non danno diritti alle persone”.

 

 

 

“Il ritiro dopo 20 anni, era inevitabile, è stato gestito malissimo”, ha osservato il generale Marco Bertolini, in Afghanistan due volte, nel 2003 a Khost e nel 2009 “L’Italia -ha continuato Bertolini- dopo 20 anni di assoluto disinteresse per quello che succedeva ai nostri uomini in Afghanistan, improvvisamente adesso si rende conto che abbiamo perso la guerra. Coloro che avevamo giurato di distruggere hanno preso nuovamente il potere. Questa è una sconfitta per la credibilità di tutto l’Occidente, la cui crisi può avere conseguenze gravissime in tutto il mondo”.

 

Ceccardi in conclusione del convegno ha letto “le profetiche parole di Oriana Fallaci”, tratte da 'La Rabbia e l'Orgoglio: “J’ accuse, io accuso, gli occidentali di non aver passione. Di vivere senza passione, di non combattere, di non difendersi, di fare i collaborazionisti per mancanza di passione. (…)

 

Per combattere la passione dei nostri nemici, “per difendere la nostra cultura cioè la nostra identità e la nostra civiltà, non bastano gli eserciti. Non servono i carri armati, le bombe atomiche, i bombardieri. Ci vuole la passione. La forza della passione. E se questa non la tirate fuori, non la tiriamo fuori, io vi dico che verrete sconfitti. Che verremo sconfitti. Vi dico che torneremo alle tende del deserto, che finiremo come pozzi senz’ acqua. Wake up, then! Sveglia, wake up” .

 

 

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