La Regione dimentica la Crusca. Zero soldi all’Accademia della lingua

Senza finanziamenti rischiano il posto 30 collaboratori: progetti fermi

Claudio Marazzini presidente dell’Accademia della Crusca (New Press Photo)

Claudio Marazzini presidente dell’Accademia della Crusca (New Press Photo)

Firenze, 3 maggio 2015 - IL GIRO di vite, stavolta, è stato fatale. E l’Accademia della Crusca rischia di perdere il mulino. Nonostante le promesse del governatore Rossi, nette e definitive, quest’anno il totalizzatore dei finanziamenti della Regione è fermo a quota zero euro. Niente, nemmeno un cent.

EPPURE nel 2010 Enrico Rossi disse che se il Governo avesse dato mezzo milione all’anno al prestigioso ente culturale, lui avrebbe investito altrettanto per la nostra lingua. Così, mentre l’Accademia annaspava, finalmente nel 2011 arrivarono i soldi dallo Stato, con il decreto SalvaItalia si salvò la Crusca: un’erogazione da 750 milioni all’anno che dette ossigeno e quindi fiato all’istituzione per continuare a correre sui progetti di promozione e difesa della lingua italiana. L’erosione per la spending review ha assottigliato quello stanziamento, passato nel successivo triennio da 750 a 600mila euro all’anno. Soldi che comunque arrivano. Mentre l’impegno della Regione è stato cencellato con un taglio netto del cento per cento. Si è passati dai 200mila euro annui, finanziati fino al 2013, ai 100mila euro del 2014, con una decurtazione del 50%, agli zero euro del 2015. Quest’anno, ciccia. Nulla. Tanti cari saluti al presidente Claudio Marazzini. Che giovedì scorso ha riunito dipendenti (pochi, solamente sei) e i preziosi collaboratori, una trentina in tutto, grazie ai quali l’Accademia produce, pubblica, diffonde: «Voglio che sappiano qual è la situazione – spiega Marazzini –. Non voglio dar loro false illusioni»

COSA SUCCEDERÀ? Il bilancio alla voce entrate subirà una sforbiciata di oltre il 25%. Se per far girare le macine servirebbe almeno un milione di euro, l’Accademia con 900 faceva miracoli, ora con soli 700 dovrà tirare il freno. Chi rischia? «Tutti i giovani, borse e assegni di studio che quando vanno a scadenza non possono essere rinnovati – racconta il presidente della Crusca –. Il primo doloroso taglio lo abbiamo fatto la settimana scorsa: non è stato rinnovato il contratto del collaboratore che seguiva il progetto di pubblicazione in rete dei proverbi toscani. Mi piange il cuore».

I SOLDI alla cultura, nel nostro Paese che con la cultura mangia, che di cultura vive, che nella cultura specchia la sua identità, sono sempre pochi, ma quando i rubinetti si chiudono, anche un’istituzione che difende, cura e diffonde la nostra lingua da oltre cinquecento anni, rischia di perdere pezzi, cancellare progetti e soprattutto, interrompere contratti a termine e borse di studio ai 30 preziosi collaboratori, tutti studiosi e ricercatori con curricula a cinque stelle che sviluppano progetti per stipendi che oscillano tra i 1.000 e i 1.500 euro al mese.

«SIAMO TUTTI molto preoccupati per questa situazione: ho visto lo spavento, legittimo, nei volti dei collaboratori che temono di perdere il posto, di dover lasciare a mezzo progetti e ricerche importanti – si sfoga Marazzini –. Abbiamo provato a batter cassa dal presidente della Regione che ci ha mandati dall’assessore alla Cultura Nocentini, la quale, a sua volta, ha ammesso di avere il portafogli al verde e di non voler lasciare debiti alla giunta che verrà. Torneremo alla carica, ma vivere questi mesi nella totale incertezza fa male». L’appello della Crusca non è rivolto solamente al governatore, ma anche al sindaco e a tutte le istituzioni che possono aiutare la Crusca a continuare a portare avanti una missione importantissima per l’identità del nostro Paese.

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