Fiorentina: Baggio, il rigore, la sciarpa. 30 anni fa la partita perfetta contro la Juve

Il 6 aprile 1991 il successo per 1-0 sui bianconeri in una gara ricca di colpi di scena, emozioni e sentimenti. Il gol di Fuser e la parata di Mareggini

Fiorentina-Juve,6 aprile 1991: Baggio esce dal campo (New Press Photo)

Fiorentina-Juve,6 aprile 1991: Baggio esce dal campo (New Press Photo)

Firenze, 6 aprile 2021 - Mareggini, Fiondella, Di Chiara, Dunga, Faccenda, Pioli, Fuser Salvatori, Borgonovo, Orlando, Kubik. Tra le formazioni più amate dai tifosi della Fiorentina (come quelle degli scudetti: Sarti, Magnini, Cervato... oppure Superchi, Rogora, Mancin...) difficilmente vi sentirete sciorinare a memoria questa che scese in campo sabato 6 aprile 1991 contro la Juventus a Firenze. 

Eppure, questa formazione (con Lazaroni in panchina e l'innesto di Iachini e Nappi nel finale al posto di Salvatori e Borgonovo)  pur non essendo quella di una Fiorentina memorabile (mediocre 12esimo posto a fine campionato) è stata protagonista di una delle "partite perfette" della storia gigliata.

Proprio 30 anni fa, infatti, la partita del sabato di Pasqua diventa una commedia d'amore e di rivincita, un film degno del migliore sceneggiatore e del regista più fantasioso: la splendida coreografia della Curva Fiesole, la prima volta in riva all'Arno con la maglia bianconera del talento passato ai "nemici", il suo rifiuto di battere il rigore contro i viola, Mareggini che para quel rigore, Fuser che segna il gol della vittoria e infine la sciarpa viola tirata da un tifoso e raccolta da Baggio durante la sua malinconica uscita dal campo. Applausi, sipario e Firenze in festa.  .

Ma andiamo con ordine. A Firenze, infatti, arriva  la Juventus e, lo sappiamo, non è mai una partita normale. Ma questa volta, ad acuire la rivalità ci sono i torti subiti dai viola nella doppia finale di Coppa Uefa e, soprattutto, il passaggio dell'amatissimo gioiello Roberto Baggio (suo malgrado) proprio alla squadra bianconera. Una cessione che aveva scatenato una rivolta di piazza e segnato l'ultimo atto della proprietà Pontello con l'inizio dell'era Cecchi Gori.

Quella che arriva a Firenze il 6 aprile 1991 non è una grande Juve: i bianconeri guidati da Gigi Maifredi disputano una delle loro stagioni peggiori (mancando la qualificazione alle Coppe europee), ma hanno pur sempre un organico di qualità e, soprattutto, possono contare proprio sulla fantasia di Roberto Baggio. 

Inutile dire che i tifosi viola e Firenze aspettano con ansia questa partita: ecco la coreografia spettacolare che riproduce alcuni dei monumenti cittadini, lo stadio pieno, le urla di incitamento ai viola, i fischi che sommergono gli juventini e, in particolare, Baggio. Per il talento vicentino non è una partita facile: quei fischi dei suoi ex tifosi fanno male. Lui è andato via da Firenze malvolentieri e  il viola gli è rimasto nel cuore, così come i ragazzi della Fiesole e questa città che l'ha adottato, l'ha aspettato (è arrivato con un grave infortunio) e coccolato. 

In una giornata opaca dei bianconeri, non ci sono le invenzioni di Baggio a fare la differenza perché il numero 10 juventino è condizionato dai fischi e dal cuore. Così, va in scena la partita perfetta per i viola che creano diverse occasioni e passano al 41' del primo tempo con una splendida punizione di Fuser: palo interno e rete. 

La gioia sembra dover durare poco: all'inizio della ripresa, infatti, proprio Baggio si procura un rigore. Il destino sembra tingere di sfumature amare il pomeriggio viola. Invece no: Baggio (rigorista ufficiale) chiede di non battere, sul dischetto va De Agostini, tiro angolato, tuffo vincente di Mareggini che para. La festa continua.

Prima dell'apoteosi finale con i tifosi gigliati in delirio e Lazaroni che corre e salta sotto la "Fiesole" impazzito di gioia, ecco l'ultimo colpo di scena, quello più romantico, capace di sciogliere i cuori e di trasformare i fischi in applausi. Al 64', Maifredi toglie uno spento Baggio e inserisce Alessio. Roberto si avvia mesto verso gli spogliatoi, quando un tifoso dal parterre di tribuna lancia una sciarpa viola. Baggio la raccoglie e la porta con sé prima di salutare il "suo" stadio che gli regala un'ovazione.

E' proprio vero, certi amori non finiscono.

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