Toscana, sono 463 le specialità alimentari tradizionali salvate dalla pandemia

La nostra regione è seconda in Italia per specialità, la prima per numero di Dop, Igp e Sgt con 92 prodotti e un valore di oltre un milione di euro. Arezzo la provincia toscana che conta più prodotti alimentari tradizionali.

agricoltura

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Firenze, 19 novembre 2021 – Sul territorio toscano nel 2021 sono state salvate dalla pandemia 463 specialità alimentari tradizionali, grazie alle quali la regione si piazza seconda in Italia. A dirlo è Coldiretti Toscana, sulla base di quanto emerso dal nuovo censimento delle specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni e dal rapporto Ismea – Qualività 2020.

Si tratta di 193 prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati (verdura e frutta), 121 paste fresche, prodotti della panetteria, della pasticceria e della confetteria, 81 carni fresche ed insaccati, 34 formaggi, 11 prodotti di origine animale (miele), 10 preparazione di pesci, molluschi, crostacei e tecniche particolare di allevamento, 8 bevande alcoliche, distillati e liquori, 3 grassi (olii, margarina e burro), 2 condimenti. La prima provincia toscana per numero di specialità alimentari tradizionali è Arezzo con 88, seguono Firenze con 85, Grosseto e Lucca con 80, Massa Carrara con 72, Pisa con 52, Siena con 46, Pistoia 24, Livorno 22 e Prato 18.

La Toscana è inoltre la prima regione in Italia per numero di Dop, Igp e Sgt, con 92 prodotti e un valore complessivo delle produzioni di 1,156 milioni di euro, di cui 152 milioni arrivano dal cibo e 1.004 al vino. L’impatto economico delle produzioni a denominazione della Toscana è cresciuto di circa 50 milioni di euro, pari al +4,6 per cento.

“La Toscana è la regione nel mondo più importante e conosciuta per l’agroalimentare di qualità. – commenta Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il nostro patrimonio enogastronomico fatto di pane, pasta, formaggi, salumi, conserve, frutta e verdura, dolci, liquori e vino è figlio dell’opera di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari. Si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di un patrimonio anche culturale che il nostro Paese può oggi offrire con orgoglio ai turisti italiani e stranieri. Un’offerta – conclude Filippi - che è stato possibile far tornare sulle tavole dei consumatori grazie anche alla rete di vendita diretta dei mercati, delle fattorie e degli agriturismi di Campagna Amica”.

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