Ucraina, Irpet: 'Spettro recessione e inflazione: Pil negativo e 15mila aziende a rischio'

Per le famiglie toscane le conseguenze dei rincari energetici e della guerra si tradurebbero in una maggiore spesa annua di 2.200 euro. Le simulazioni dell'Istituto regionale per la programmazione economica toscana

Nicola Sciclone, direttore Irpet

Nicola Sciclone, direttore Irpet

Firenze, 18 marzo 2022 – Licenziamenti, chiusure di aziende, riduzione del potere d'acquisto delle famiglie, azzeramento della crescita. E' questo lo scenario peggiore che si profila per l'economia toscana se la guerra in Ucraina, sanzioni e rincari energetici andranno avanti per tutto l'anno. La combinazione di questi elementi che hanno generato, come hanno sottolineato gli industriali, una tempesta perfetta, rischia di far tornare la nostra regione, come il resto d'Italia, ad una situazione di recessione e inflazione. I costi, anche sociali, sarebbero spaventosi. Irpet a questo proposito ha fatto una simulazione per capire quale sarebbe sulla Toscana, nello scenario peggiore, l'impatto della guerra in Ucraina. Ne riassume i risultati il direttore di Irpet, Nicola Sciclone.

Quanto l'economia toscana è esposta alla guerra? «L'esposizione alla guerra si gioca su tre fronti principali: la domanda estera, ovvero quanto la Russia attiva con la sua domanda di beni e servizi il nostro Prodotto interno lordo, quanto noi dipendiamo da beni della Russia e, infine, come agisce tutta questa vicenda sul fronte dei prezzi».

Le esportazioni toscane verso la Russia sono limitate, giusto? «Sì, è l'aspetto che preoccupa di meno: la domanda russa attiva, direttamente o indirettamente, lo 0,6% del Pil toscano. Abbiamo perso 10 punti di Pil nel 2020, circa 5 nel 2009, quindi possiamo sopravvivere se viene meno lo 0,6%. Anche perché le imprese toscane che esportano in Russia sono solo 1.800, di cui 30 quelle che hanno una dimensione importante e che sono concentrate in alcuni settori, come meccanica, chimica, alimentari e mobili».

Per quanto riguarda invece le importazioni? «Questo è il vero problema, perché se si blocca il gas, in particolare, e il grano non lo sostituiamo, verrebbe addirittura a ridursi di un terzo la produzione di alcuni importanti settori, come la chimica, l'alimentare, i trasporti, si fermerebbe un quarto della produzione della moda e molto esposta risulterebbe anche la logistica. C'è da tenere conto, però, che è una ipotesi limite, una sorta di stress test che abbiamo fatto per capire cosa succederebbe se le importazioni dalla Russia cessassero del tutto, ma il gas, ad esempio, continua per il momento ad arrivare e potrebbe poi essere sostituito con quello algerino o americano».

Quanto inciderebbe lo stop alle importazioni dalla Russia sul Pil toscano? «Almeno 3-4 punti percentuali. Il costo di un blocco delle importazioni dalla Russia sarebbe molto alto per la nostra regione».

E' possibile ipotizzare che il 2022 si chiuderà per la Toscana con un Pil negativo? «Quello che conta è il tempo di esposizione ai rincari energetici e alla guerra in Ucraina. Se tutto si risolve in un mese, non c'è da preoccuparsi, ma se si mantiene questa situazione per 12 mesi, lo scenario risulterà molto diverso e, sì, il Pil potrebbe essere negativo perché non riusciremmo a sanare i costi della crisi e quelli sociali con la crescita del 4 per cento che era prevista per il 2022».

Quante imprese chiuderebbero e quanti lavoratori perderebbero il posto? «Nello scenario peggiore, circa il 5% di imprese toscane, cioè 15mila, potrebbero passare ad un margine operativo lordo negativo e quindi rischiare, nel medio-lungo periodo, la chiusura temporanea dell'attività, e il 10% dei lavoratori, in valore assoluto 117mila, potrebbero risultare in esubero. I più esposti sono le cartiere, i settori della siderurgia, della chimica, minerali non metalliferi, marmo, vetro».

E sul fronte dei prezzi? «Erano già in aumento già prima del conflitto in Ucraina per una serie di cause congiunturali e strutturali e la guerra ora può avere un effetto a cascata non banale. Se i livelli dei prezzi si mantenessero, a questi livelli, inalterati per tutto l'anno, l'aumento per l famiglie sarebbe di 2.200 euro annui».

Con inflazione che salirebbe all'8%? «E' una simulazione, non una previsione: se i prezzi di vendita dei prodotti internazionali legati ai settori della raffinazione, estrazione e utilities raddoppiano e raddoppia anche il prezzo del grano, l'impennata inflazionistica potrebbe valere cinque punti percentuali, che, se si sommano alle previsioni fatte prima di tutti questi eventi avversi, si potrebbe arrivare in effetti all'8 per cento di inflazione».