Gkn, l'urlo degli operai: "Solo il Governo può salvarci"

La revoca ai 422 licenziamenti di Campi Bisenzio è una mezza vittoria per i lavoratori. Landini: se l’esecutivo non farà nulla, la fabbrica chiuderà

 dipendenti della Gkn alla maxi-manifestazione di sabato a Firenze (New Pressphoto)

dipendenti della Gkn alla maxi-manifestazione di sabato a Firenze (New Pressphoto)

Campi Bisenzio (Firenze), 22 settembre 2021 - Tempi supplementari. Altri 80 giorni e poi le lettere di licenziamento potrebbero nuovamente piombare sulla testa dei 422 lavoratori della Gkn autodrive Firenze, proprietà del fondo britannico Melrose Industries. Entro la fine dell’anno quindi serve una svolta definitiva per salvare posti di lavoro, stabilimento (Campi Bisenzio), know how (semiassi principalmente per veicoli Stellantis), indotto (altre 80 persone). In ballo c’è un effetto domino che potrebbe coinvolgere altre aziende e multinazionali intenzionate a delocalizzare o a tagliare.

Perciò la lotta della Gkn al grido di «Insorgiamo» è diventato un caso simbolo. Dopo la sentenza del giudice del lavoro del Tribunale di Firenze (riconosciuto il comportamento antisindacale dell’azienda quindi stoppati i licenziamenti grazie al ricorso Fiom) è iniziata la battaglia di strategie opposte. L’azienda deve rispettare le disposizioni del giudice ma vuole stringere i tempi perché l’obiettivo è uno: chiudere la fabbrica e mandare a casa i lavoratori, unica apertura la cassa integrazione a 12 mesi per cessazione, oppure trovare un advisor per mettere sul mercato la sede fiorentina.

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Rappresentanza sindacale e sindacati territoriali si metteranno a sedere ad un tavolo per ascoltare «quanto finora negato dall’azienda» e solo se non si parla più di licenziamenti «perché l’azienda è competitiva». Così ieri è andato in scena il primo passo nei supplementari: Gkn si è affrettata a convocare la rappresentanze dei lavoratori per accelerare assolvendo al dovere di informazione e alle altre disposizioni del giudice mentre sindacati e Rsu pur dicendosi disponibili al confronto hanno indicato come sede del tavolo il Mise «perché la questione riveste tale imporanza che devono essere coinvolti anche i livelli istituzionali e politici».

 

imageLa via d’uscita per i lavoratori è riposta esclusivamente nel governo. «La sentenza del giudice è un primo passo che ha ripristinato delle condizioni di partenza, ma adesso c’è bisogno di un intervento anche del governo, oltre che del territorio, perché bisogna evitare che l’azienda ribadisca che la strada è quella di chiudere», ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini. Si chiede quindi che il decreto legge Orlando-Todde sulle delocalizzazioni, ancora al centro del dibattito in maggioranza, veda la luce. Altrimenti i tempi supplementari saranno inutili.

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