Ogni nome una poesia con le radici in 'Villa il Sorriso'

I ritratti in versi degli ospiti scritti dal medico Giovanni Giambalvo Dal Ben

La copertina de 'Le radici del Sorriso' di Giovanni Giambalvo Dal Ben

La copertina de 'Le radici del Sorriso' di Giovanni Giambalvo Dal Ben

Firenze, 13 giugno 2022 - Lei ha un animo toscano, anzi san Fredianino doc, estroversa, indole da artista, madre di tre figli che ora vivono in continenti diversi e che lei, da giramondo incallita quale è, va a trovare nonostante le difficoltà imposte dall’handicap. Da giovane ha gestito un bar a Barcellona e in età matura una panetteria nel centro di Firenze. Lui fin da ragazzo si confronta con la malattia che ripropone sempre nuovi problemi, ma accetta sempre nuove sfide e affronta con coraggio tutte le difficoltà. Una volta diventato adulto si occupa anche degli altri. E c'è anche chi dalla tenerissima età, a seguito di un incidente, affronta la dura realtà della paraplegia. Contrariamente a quanto ci si potrebbe immaginare la sua crescita e la sua evoluzione sono un successo, un inno alla vita. Da strade diverse i loro destini, insieme a quelli di tanti altri, convergono in uno spazio, ‘Villa il Sorriso’, che induce col suo nome a prendere con un po’ di leggerezza e buon umore le terapie che servono. Chi è stato in questo centro di riabilitazione parla della grande attenzione e del clima umano che accompagna la degenza. Il tutto a San Felice a Ema, alle porte di Firenze, indugiando verso il Chianti. Giovanni Giambalvo Dal Ben, che vi lavora come medico, ha sentito a un certo punto un’insopprimibile voglia di raccogliere in qualche modo proprio le vite a cui veniva incontro o che si rivolgevano a lui, portando su carta e in versi ritratti, intuizioni, sogni, degli ospiti declinandoli in versi come acrostici. In ogni nome, insomma, in ogni storia, c’è una poesia, colta come evocazione di ciò che è prezioso e non si perde. Sono nati così i suoi ‘ritratti in versi’, editi da Phasar e posti sotto il titolo de ‘Le radici del Sorriso’. Può allora capitare che Anna, amante della vita, trasformi le spine in fiori, e che qualcuno sappia "trasmutare il piombo in oro". L’autore ha trasferito in questo contesto una passione che nasce dagli studi sulla mistica Ildegarda Di Bingen (1098-1179). Anzi ve lo hanno condotto proprio ‘Le vie di Ildegarda’, come ha intitolato un suo studio (ed. Gabrielli), e le sue “visioni dell’anima” che gli hanno forse suggerito di cogliere i tratti unici di chi abita, per qualche tempo, ‘Il sorriso’. Giambalvo Dal Ben, rimando con lievità, trova negli altri “il bambino” che ama fare il dj, la generosità sconfinata in una donna apparentemente “teutonica”. Bisogna imparare una “lingua” particolare, interiore, per cogliere certi tratti e certe profondità. Proprio Ildegarda inventò una “lingua ignota”, adattando sostanzialmente un nuovo vocabolario alla grammatica latina, con un alfabeto di 23 lettere, quasi uno zodiaco, per poter riconoscersi con più libertà come “piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio”. Per parte sua, per gioco ma non troppo, Dal Ben non abbandona allo scorrere della dimenticanza le vite incontrate, ma le reinterpreta con senso di entusiasmo e riconoscenza, rimando.  

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