Poesia, Vincieri esplora il mondo 'Dietro le quinte'

Firenze, 22 luglio 2019 - Capita. E' spesso nelle cose l'arrivo di una frana “che scivola dal corpo”. Come reagire davanti a punto di debolezza vero, quando si avverte che la volontà va da una parte e il corpo da un'altra? Noi siamo un corpo. Stefano Vincieri, che vive tra Firenze (dove anima l'associazione culturale 'Il Palmerino), Padova e Reggio Emilia, esplora un mondo apparentemente immobile, ritirato 'Dietro le quinte' (Ed. Passigli), dove si rielabora una vita sottoposta a forti oscillazioni: dall'“assenza che divora” al dondolare “ad occhi chiusi... il creato”.

C'è una voce che parla dentro, che “sottolinea ogni passo”, coglie i segni e le evidenze di un precipitare, come accade a un ubriaco: “L'ubriaco, il bevitore/ pensa al mondo schiuso nel suo petto,/ vita effimera, cane sciolto, pulsioni./ Il dopo reca tremiti e miseria,/ quasi un prato sofferente,/ dove vive un ronzio d'ore,/ il mastico del tempo”. “In questo suo ultimo libro – scrive Valerio Nardoni nella prefazione - Stefano Vincieri, da dietro le quinte, assiste al crollo del corpo nel tempo e quello della parola nel silenzio, leggendo questo doppio movimento come un'unica danza verso il nulla, da cui è necessario risollevarsi”. Dietro le quinte si circoscrive un mondo e si può guardare alla verità di se stessi che è più grande di quello che da soli si riesce a capire. Si rende possibile in quello spazio una resa di sé che ha tratti diversi dal subire gli avvenimenti; è piuttosto stare nella corrente senza dover essere per forza trascinati, guadagnare un nuovo modo di camminare con le stesse gambe. Allora “in questi passi/ la disciplina annega d'armonia:/ corpo e spirito,/ ostia e comunione”. Tutto potrebbe sembrare fermo, ma “si danza sul cuore,/ clessidra dell'età”.

Michele Brancale