Poesia. Annalisa Macchia fa cantare le "bestiacce"

Un originale bestiario in versi in omaggio all'ironia della vita

Annalisa Macchia

Annalisa Macchia

Firenze, 28 febbraio 2021 - E' possibile che le creature considerate più brutte, quelle considerate più brutte o fastidiose, dal geco alle zanzare, intonino un cantico? Povere “bestiacce”. La scrittrice fiorentina Annalisa Macchia, con la sua capacità di unire la versificazione alla giocosità dell'infanzia, ha redatto “Il bestiario delle bestiacce', edita da 'Pagine' nella collana 'Le monadi', con una bella introduzione di Franco Manescalchi è una postfazione di Plinio Perilli. Macchia compie un viaggio lirico, scherzando ma non troppo, in tre tempi per ciascuno degli animali che ha scelto, presentando un ritratto generale, una voce di accusa e una di difesa della “bestiaccia” è un viaggio Lirico in tre tempi ciascuno dedicato a un animale considerato bestiaccia brutto. Prendiamo lo scorfano. “Ti hanno stanato? / Te ne stavi nascosto/ sul fondale/ immobile/ mimetizzato tra rocce ed alghe./ Ora, più immobile ancora/ sporgi l'enorme labbra in piega amara. / Ritte le insidiose spine./ Fissi, spiritati gli occhi/ dove luccica/ un assurdo mare d'aria”. L'umano lo guarda e riflette: “Se un brutto c'è, per te è il Pescatore”. E lui replica con un controcanto: “Guarda la Scorfanina che splendore. / Brutta sarà semmai la Pescatrice/ e mi fa quasi pena il Pescatore”. Di fatto Macchia punta a cantare l'ironia della vita, fino alle formiche e perfino al coronavirus, sul quale invece non scherza e che rimane tra queste pagine come un incognita, come la domanda che è per tutti. Macchia, che è stata docente di francese in alcuni istituti fiorentini, collabora alle attività dell'associazione Pianeta Poesia, è redattrice della rivista internazionale di poesia 'Gradiva' e collabora al periodico 'Erba d'Arno'.Michele Brancale

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