Il Chianti, la poesia, la prosa come un film, "regista" Enrico Zoi

Presentato a Firenze 'Sala Cinema Greve'

La copertina di 'Sala Cinema Greve' di Enrico Zoi

La copertina di 'Sala Cinema Greve' di Enrico Zoi

Firenze, 6 novembre 2019 - Su quale sfondo leggere il libro di Enrico Zoi 'Sala Cinema Greve' di Enrico Zoi, edito da 'Stazione di Posta'? Il volume, che ha ricevuto un riconoscimento speciale nell'ambito del Premio Letterario Chianti, si presenta proprio come un film scritto. Stando ad alcuni dati sul rapporto dei toscani con il cinema, raccolti da Groupon il 61% non sopporta chi usa il cellulare in sala, il 59% la maleducazione di chi continua a muoversi o punta i piedi sullo schienale, il 39% i bambini che schiamazzano. Il cinema non è più un luogo per dei primi appuntamenti: il 60% preferisce andarci in compagnia, il 48% ci va con il partner, il 34% ci va con gli amici. Il 56% preferisce le sale alle piattaforme di intrattenimento digitale. Emerge una nuova tipologia di spettatori: il 48% sceglie le versioni in lingua originale; il 40% non ha problemi a godersi una pellicola in solitaria. L’89% dei toscani preferisce l’autunno o l’inverno per trascorrere un pomeriggio o una serata al cinema. Il cinema è vissuto dai toscani come momento sociale c’è anche l’orario preferito per questa attività: il 63% sceglie di programmare la visione di un film alle 20, per poi concedersi un momento conviviale e il 66% preferisce i multisala, perché danno la possibilità di abbinare altre esperienze come shopping o cena Il cinema impegnato rimane il preferito di una nicchia: solo il 10% dei toscani frequenta cinema d’essai e addirittura nessuno i cinema di posa. C’è poi un 27% di cultori di film d’azione o con grandi effetti speciali che non rinuncerebbe mai all’emozione del grande schermo per la comodità di una di queste piattaforme. 'Sala Cinema Greve', presentato a Firenze nell'Auditorium della Fondazione Cassa di Risparmio, dall'attore Sergio Forconi con Fabio Baldi (Presidente Sms Fratellanza Greve in Chianti), Paolo Codazzi (presidente Associazione Stazione di Posta) e Matteo Pucci (direttore del ‘Gazzettino del Chianti’), rimanda a uno sguardo corale per il cinema, certo filtrato dalla personale sensibilità, come quella di Zoi che anche qui si manifesta. Nel cogliere Greve come teatro di una serie di film che ha meticolosamente rintracciato, l'autore non solo ricostruisce il cambiamento del paesaggio e dei luoghi, con la viticultura che si è differenziata nel tempo, ma ricostruisce un tessuto umano e di partecipazione che anche se non è più quello ritratto da Tornatore in 'Nuovo cinema paradiso' (fino al suo sfilacciamento), tuttavia rimane. Emergono, insieme alle produzioni più grandi come quella di Branagh 'Tanto rumore per nulla', quelle di Aldo Pellegrini su don Belli (da un film alla web serie) o 'Storia di un inganno' di Alessandro Ingrà e Massimo di Stefano fino al mistero della pellicola perduta 'Sortilegio', che andrebbero valorizzate per non cadere in quel provincialismo che esalta sempre ciò che viene da fuori ma deprezza quello che esprime, o può esprimere, dal “di dentro”. Sotto questo profilo bisogna ringraziare registi come Ferlito, attraverso la cui scuola il territorio fiorentino viene interpretato da auori del luogo con uno sguardo possibilmente non ristretto dalla “sindrome di piccolezza”. Enrico Zoi è un giornalista, anche se da poco tempo non svolge più in modo continuativo l'attività di ufficio stampa che ha assorbito a Bagno a Ripoli e Impruneta tanto del suo mestiere. Il giornalista nel tempo sviluppa un'attitudine mentale, che non è solo inerente alle regole per la composizione delle diverse tipologie di articoli, ma una sorta di frizione con la quale ingranare diversi registri di comunicazione e, possibilmente, di riflessione propedeutica allo scrivere.

Se la cronaca e la comunicazione immediata rappresentano la quinta marcia nella vita ordinaria di un giornalista, altri tipi di comunicazione richiedono registri corrispondenti e Zoi è stato bene attento negli anni a modulare la sua espressività su interessi che diventano scrittura con altro stile: la poesia ad esempio ('Perle perline giù per la scarpata', 1985; 'L’angelico lombrico', 2011), la prosa poetica, la scrittura teatrale, che si coniugano non di rado con la passione cinematografica, al punto di prestare a Zoi gli strumenti di selezione, descrizione e titolo. Nella sua seconda raccolta, ad esempio, due sezioni rimandano a film: 'Porte aperte' e 'La finestra sul cortile', e nelle poesie 'Schindler List', 'La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani', ironicamente 'Nove settimane e mezzo', 'Veronika Voss' di Fassbinder, 'Les enfants du Paradis' di Marcel Carnè.

Ma veniamo al descrivere di Zoi, come con una cinepresa. Un suo testo sul conflitto esistenziale nella città trasfigurata in una spiaggia in cui provare a definire un percorso, mentre la mente cammina già altrove: “cammina – lui – sul bagnasciuga/ frangendo i flutti e la rena/ che come polvere attende/ il calpestio dell'uomo all'imbrunire/ delle speranze che l'avean nutrito/ cammina – lui – seguendo/ il cerchio dell'isola stregata/ e crede che l'impronta sua tracciando/ stia/una spirale/ ma/ limitrofa è la strada che percorre”. E' la vita come una pellicola in movimento, dove persiste, nel protagonista, una ricerca che caratterizza Zoi e che egli stesso ha riassunto nell'espressione: “Riaprire il varco dopo avere errato” e “ricomporre i pezzi” nell'ermetica poesia Igor/Cesar. Anche per questo ha amato l'autore il cui racconto Angelico Lombrico dà il titolo alla sua seconda raccolta di poesie, Fredric Brown (1943). Lasciamo parlare la sinossi illustrativa: “Il protagonista, Charlie Wills, rimane vittima di una serie di eventi assurdi. Una mattina uno dei vermi che sta catturando per andare a pesca prende improvvisamente il volo con delle piccole ali; alcuni giorni dopo rimane vittima di un colpo di calore mentre sta per rimproverare un carrettiere colpevole di maltrattare la sua povera bestia da soma; ancora, mentre sta osservando una collezione di monete all'interno di un museo vede materializzarsi improvvisamente nella teca un'anatra e, infine, viene colpito da un altro malore. Ricoverato, e divorato dalla paura di essere pazzo, costretto a rimandare il suo matrimonio, capisce finalmente il legame tra gli eventi: sono tutti distanziati dal medesimo lasso temporale e, basta cambiare una lettera nelle parole che descrivono gli sfortunati eventi in cui è stato coinvolto affinchè tutto torni... Così, a partire dall'ultimo incidente di cui è stato vittima, intuisce e anticipa il prossimo scoprendo che la fonte di tutti i suoi guai è in Paradiso... dove il libro della sua vita è vittima di un errore tipografico. Chiede che sia riparato e può tornare anche indietro nel tempo così da poter celebrare finalmente il tanto atteso matrimonio”. Ce n'è abbastanza per fare un film. Magari potrebbe girarlo o sceneggiarlo proprio Zoi, in Chianti.  

Michele Brancale

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