Giornata dell'infermiere, quest'anno è speciale. Florence Nightingale fu la "prima"

Nata a Firenze il 12 maggio del 1820, in suo onore si celebra martedì 12 maggio la Giornata dell’infermiere. Un libro di Donatella Lippi e Luca Borghi con i suoi scritti

Donatella Lippi

Donatella Lippi

Firenze, 11 maggio 2020 - "Sfortunatamente, sia infermiere sia medici, così come studenti di medicina, muoiono per malattie infettive, dominanti negli ospedali". Sembra la cronaca di oggi. E invece sono le parole di Florence Nightingale, scritte a metà dell’Ottocento, che insieme a moltissime altre pagine di appunti e riflessioni, documentano le sue straordinarie intuizioni di infermiera, rimaste fondamentali per la medicina moderna.

Florence Nightingale nasce a Firenze – da cui il nome – il 12 maggio del 1820. E proprio in suo onore si celebra martedì 12 maggio la Giornata Internazionale dell’infermiere. Universalmente riconosciuta come la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna, la Nightingale sarà ricordata con numerose iniziative sul web, insieme a testimonianze e contenuti esclusivi sul sito www.fnopi.it e canali social della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi). Ma non solo. L’Opera di Santa Croce ha annunciato il restauro del cenotafio di Florence, morta a Londra il 13 agosto 1910, che si trova nel primo chiostro della basilica e che è meta di un vero e proprio pellegrinaggio di infermieri da tutto il mondo.

Inoltre, proprio in questi giorni arriva il libro di Donatella Lippi e Luca Borghi dal titolo «La penna di Florence Nightingale. (Firenze 1820-Londra 1910)», con sottotitolo, “Aforismi e riflessioni della fondatrice dell’Infermieristica moderna“, edito da Angelo Pontecorboli (sopra la copertina del libro). 

Attraverso gli scritti della Nightingale, recuperati dalle sue pubblicazioni e dalle sue lettere, gli autori offrono uno spunto di riflessione, soprattutto a chi si confronta con la quotidianità di questa professione oggi. «Per cogliere pienamente la portata del messaggio di Florence è necessario inquadrarlo nel contesto della medicina e della sanità dell’Ottocento – spiega la professoressa Lippi, esperta di storia della medicina –, il secolo che vede profonde e radicali trasformazioni non solo nel sapere medico e chirurgico, ma anche nell’organizzazione ospedaliera e assistenziale».

La Nightingale scriveva: «Può sembrare strano dire che il primo requisito di un ospedale debba essere quello di non nuocere. Ma è necessario fissare questo principio, perché l’attuale mortalità negli ospedali, soprattutto in quelli delle grandi città affollate, è molto più elevata rispetto a quanto il calcolo basato sulla mortalità della stessa classe di malattie trattate fuori dall’ospedale potrebbe indurci a pensare».

Figlia della ricca elite borghese britannica, i genitori la chiamarono Florence in omaggio alla città dove venne alla luce. Ma quando, durante la guerra di Crimea, i soldati la videro, instancabile, girare giorno e notte tra i feriti, per tutti divenne la «dama della lampada», e in seguito la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna. 

Non le fu semplice vincere le resistenze dei genitori e diventare un’infermiera. Ma ce la fece, e nel 1854, nel giro di sei mesi riuscì ad abbassare la mortalità nell’ospedale militare di Scutari dal 42 al 2%, introducendo nell’assistenza innovazioni che diventeranno i fondamenti della sua riforma.  «Attraverso questo dialogo virtuale con il passato, che cancella qualunque distanza di tempi e di luoghi – proseguono Donatella Lippi e Luca Borghi –, la vicenda umana e professionale di Florence Nightingale torna ad assumere quello spessore reale e concreto, che lo rende, ancora oggi, a distanza di due secoli, punto di riferimento e modello». 

E per capire la sua dedizione e il suo impegno basterebbe questo appunto, riportato nel libro: «L’infezione non è inevitabile, ma è semplicemente il risultato della negligenza e dell’ignoranza».

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