Divine Creature rivivono nella grande arte sacra / FOTO

Donne, uomini e bambini portatori di handicap diventano i protagonisti di dieci straordinari lavori fotografici che rivisitano altrettanti capolavori di arte sacra

Divine creature

Divine creature

Firenze, 10 marzo 2017 - Donne, uomini e bambini portatori di handicap diventano i protagonisti di dieci straordinari lavori fotografici che rivisitano altrettanti capolavori di arte sacra. «Divine Creature» è il titolo di questa singolare e struggente mostra aperta nello spazio delle esposizioni temporanee del Museo dell’Opera di Santa Maria del Fiore.

Persone vere, con “abiti di scena” ma con l’intensità di chi diventa parte integrante di un’idea artistica, sostituiscono i personaggi immaginati dagli artisti. E rendono ancora più vive le rappresentazioni sacre dipinte da Caravaggio, Mantegna, Antonello da Messina, il Cigoli, Antono Ciseri, Giuseppe Montanari, Rosso Fiorentino e Tiziano, capolavori che rappresentano le tappe fondamentali della vita del Cristo, dall’Annunciazione alla Resurrezione. Per la realizzazione delle opere fotografiche sono occorsi sei mesi di tempo e sono state coinvolte 45 persone, tra disabili e i loro familiari, che hanno aderito e partecipato al progetto con grande entusiasmo. La postproduzione delle immagini ha richiesto tantissime ore di lavoro e tecniche particolari. E’ stato comunque scelto di non ritoccare gli interpreti disabili, a cui è stato chiesto di interpretare la scena e non semplicemente di ripetere i movimenti e le espressioni dei soggetti dei quadri.

La mostra è un progetto di Stranemani International, ideata e curata da Adamo Antonacci e Silvia Garutti, promossa dall’Opera di Santa Maria del Fiore. Le fotografie sono di Leonardo Baldini coadiuvato dallo staff di Stranemani e Larione 10. Hanno collaborato le associazioni Noi da grandi, Special Olympics e Cooperativa sociale Matrix Onlus. La mostra realizzata con il sostegno dell’Opera e della Banca Popolare di Vicenza, sarà visitabile a ingresso libero fino al 17 aprile.

I dieci capolavori rivisitati sono: l’Annunciata di Palermo di Antonello da Messina (1476), l’Annunciazione del Caravaggio (1609), l’Adorazione del Bambino di Gherardo delle Notti (1620), l’Angiolino musicante del Rosso Fiorentino (1521), Il Bacio di Giuda di Giuseppe Montanari (1918), l’Ecce Homo di Lodovico Cardi detto il Cigoli (1607), il Cristo e il Cireneo di Tiziano (1560 circa), Lamento sul Cristo Morto di Mantegna (1475-80), il Trasporto di Cristo al Sepolcro di Antono Ciseri (1870) e la Cena di Emmaus del Caravaggio (1606).

“Divine Creature è una mostra d’arte nello spirito del Vangelo così come ce lo illustra Papa Francesco - afferma Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo -. Rivisita alcuni grandi capolavori d’arte cristiana sostituendo ai personaggi immaginati dagli artisti attori scelti tra i “fratelli più piccoli” di Cristo: donne, uomini e bambini handicappati. La logica di queste sostituzioni si trova nell’Antico e nel Nuovo Testamento, come Dio spiega a Samuele: Non conta ciò che vede l’uomo l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore (1Sam16,7). E, come afferma san Paolo, per adesso noi vediamo e conosciamo le cose solo in modo imperfetto, mentre un giorno vedremo e conosceremo perfettamente (1Cor13,12). E’ significativo che quasi tutte le opere rivisitate nella mostra siano della corrente realista del Seicento italiano, di Caravaggio e di artisti vicini a lui. La ‘rivoluzione’ caravaggesca dell’arte in effetti tentava qualcosa di analogo a quanto queste splendide riletture contemporanee che realizzano una valorizzazione della bellezza autentica delle persone, della sacralità del reale, ben diversa dall’idealismo di stampo platonico preferito dai committenti barocchi”. Per Antonio Natali si tratta di una mostra di rara bellezza.

“L’esposizione – scrive nel suo saggio in catalogo – di questa sequenza d’immagini, che con attori attuali ripropongono fedelmente l’impaginazione di capolavori per lo più assai celebrati, è dovuta ad artefici diversi, perché diversi e di diversa matrice sono gl’impegni profusi per la sua realizzazione. C’è, prima di tutto, l’invenzione poetica: l’idea cioè di ricreare nel presente e con persone reali una figurazione dipinta nel passato. C’è poi il fotografo, che mette al servizio di quell’idea le sue virtù (che non sono soltanto tecniche, ma anche poetiche). Ci sono i protagonisti d’una recitazione muta ma viva, che partecipano all’azione drammaturgica con la loro umanità. C’è infine – ma si potrebbero forse evocare anche altri artefici – l’ordinamento imposto alle immagini medesime, che alla fine trasforma una mostra di fotografie in un’installazione”. Adamo Antonacci e Silvia Garutti (direttore esecutivo della mostra) spiegano che Divine Creature è nata dall’esigenza di portare in piena luce un aspetto forse trascurato del messaggio evangelico, messaggio che dona alla figura del Cristo gran parte della sua inesauribile portata rivoluzionaria, ovvero lo speciale rapporto che lega Gesù alla disabilità. In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo, edizioni Mandragora, con testi di Timothy Verdon, Antonio Natali, Adamo Antonacci, Leonardo Baldini e Andrea Mannucci.

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