Firenze, 11 giugno 2014 - Nel suo sito ufficiale c’è scritto che «vive e lavora sul pianeta Terra e oltre». E trattandosi di Tomas Saraceno, gli “oltre” possono essere moltissimi: tutti quelli che riesce a immaginare e poi a costruire nei suoi microcosmi.

Argentino, 41 anni, con un’infanzia trascorsa in Italia e uno studio dove lavora a Berlino, Saraceno è sbarcato tra le colline del Chianti quasi a cercare l’ambiente più “biologico” per le sue opere. E pare averlo trovato nella nuova Cantina Antinori del Bargino a San Casciano val di Pesa, una delle costruzioni più all’avanguardia per eco-sostenibilà.

Ed è qui, su invito di Alessia Antinori, responsabile dell’Antinori Art Project, che ha accettato di “deporre” Biosphere 06, un’opera che ben racconta il suo modo di procedere di artista e di intellettuale fra i più apprezzati nel panorama contemporaneo. Saraceno crea metaforici universi che ipotizzano un diverso rapporto uomo-natura, dove gli esseri umani possano trovare una dimensione diversa da quella per molti aspetti ormai compromessa fra simili, fra le piante e con gli animali.

Le sue opere, infatti, superano i limiti dell’arte, della scienza e dell’architettura. E non a caso lavora regolarmente con ricercatori, scienziati, musicisti, architetti e artisti di diverse nazionalità.
L’allestimento di Biosphere 06, cluster of 3, si inserisce nell’architettura verticale delle scale della cantina Antinori. Attraverso forme che evocano la struttura e la leggerezza delle bolle di sapone, catturate però in una compagine architettonica di cavi neri, simile a una ragnatela, Tomás Saraceno sembra rendere stabili e abitabili spazi sospesi e volatili. Questi oggetti sferiformi, chiamati dall’artista “biospheres”, letteralmente sfere che contengono la vita, fermati nella loro vertiginosa ascesa verticale, si posizionano alternativamente vicino e lontano dai visitatori, che vivono nel loro salire e scendere le scale un’esperienza intima e onirica dello spazio . In particolare le Biosfere 06 abitate dalla tillandsia, una pianta che assorbe il suo nutrimento dall’umidità dell’aria crescendo lontana dalla terra, che cresce sospesa su queste bolle leggere sembrano giardini volanti.
 

Ma è vero che impara a costruire le sue ragnatele proprio guardando i ragni?
«Certo, in casa ne ho più di 400».
Chissà contenti i suoi vicini...E che ci fa?
«Li guardo e cerco di rispettare il loro spazio, così come loro fanno con me. Me li faccio mandare da ricercatori di tutto il mondo».
Mi spieghi il fascino che suscitano in lei.
«Molti scienziati che studiano l’ordine del mondo immaginano un universo tridimensionale a forma di ragnatela. Ha presente l’immagine di una goccia imprigionata nella tela del ragno? E’ bellissima e racchiude l’idea di un nuovo mondo. E poi il ragno è cieco ma sente lo spazio attraverso le vibrazioni delle corde della sua tela. E’ come se costruisse un grande strumento per fare musica e che producesse le note pizzicando sui fili».
Questa idea dei ragni torna nel suo grande lavoro attualmente allestito a Genova.
«Sì, lo studio sul suono e sulle vibrazioni del mondo dei ragni prosegue ormai da alcuni anni. Inoltre la ragnatela ha valenze architettoniche, ingegneristiche, sociali, cosmologiche e simboliche».
Torniamo alle vibrazioni.
«Vorrei creare un sistema, come un un grande strumento, dove gli uomini del pianeta, tutti insieme potessero emettere suoni o vibrazioni capaci di diventare un'unica voce. Sono certo che ci sentirebbero fin oltre la Terra, fino a chissà quale pianeta...».