Firenze, 11 aprile 2014 - Torna sull’altare maggiore del Duomo di Firenze, dopo circa quattro anni di restauro, Il monumentale Crocifisso ligneo policromo (cm 190 x 177 x 29) del celebre scultore e architetto Benedetto da Maiano (1442-1497). Il restauro eseguito su proposta del Cardinale Giuseppe Betori, è stato affidato dall’Opera di Santa Maria del Fiore all’Opificio delle Pietre Dure. Sarà lo stesso Cardinale a svelare il Crocifisso restaurato durante la solenne liturgia del Venerdì Santo (18 aprile, ore 17.00), quando tre volte pronuncerà le parole “Ecce lignum crucis”, “Ecco il legno della croce…”.


L’intensa umanità della figura di Cristo torna a essere visibile dopo che per un secolo e mezzo era stata oscurata da uno spesso strato di ridipintura a finto bronzo, probabilmente applicata da un maestro ottocentesco, Giovanni Duprè, di cui sono documentati alcuni interventi sull’opera.
Il restauro ha svelato uno dei massimi capolavori di scultura d’epoca savonaroliana: “Se potessimo esporlo accanto ai crocifissi lignei di Donatello, Filippo Brunelleschi e Michelangelo, il Crocifisso di Benedetto da Maiano troverebbe la sua cornice stilistica e spirituale”, afferma Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera, “una scultura  in cui la monumentalità e la classicità del Davide michelangiolesco, realizzato tra il 1501 - 1504, erano già preannunciate “.

L’obiettivo del restauro era quello di scoprire se esistesse ancora l’antica policromia sotto la ridipintura ottocentesca e in tal caso se fosse possibile recuperarla. Le numerose indagini diagnostiche eseguite sul Crocifisso hanno confermato l’esistenza di una policromia a carattere naturalistico e i successivi saggi effettuati sulla scultura hanno convinto sull’opportunità di intervenire. “Il lavoro di rimozione dello strato di finto bronzo è stato lungo e molto delicato”, afferma Laura Speranza, direttore del settore restauro sculture lignee policrome dell’Opificio, “ma via via che avanzava la splendida scultura riacquistava, con il recupero dei colori naturalistici, i suoi valori plastici, con una anatomia perfetta, con la muscolatura descritta morbidamente che ben si adatta alle caratteristiche di Cristo secondo quanto asseriva Savonarola: ”il dolce et bon Jesu era di nobile complessione, et tenera, et delicata, et molto sensibile”. 


La rimozione della ridipintura ha portato alla luce anche le reali dimensioni del perduto perizoma che doveva essere di tessuto azzurro, come hanno rivelato alcune tracce di colore sul legno e un filo rimasto impigliato in un chiodino. Quello ottocentesco era cortissimo, poco più di una fascia mossa di tessuto, mentre il perizoma quattrocentesco doveva ricoprire tutta la parte superiore della coscia. Dopo lo studio di altri Crocifissi di Benedetto da Maiano,  in cui questo indumento tessile è ancora conservato, e varie prove su un modello 3D,appositamente realizzato, i restauratori hanno panneggiato un nuovo perizoma in tessuto di misto lino, tinto d’azzurro e trattato con una specifica resina che permette di mantenere la forma dei panneggi e di rendere meno ricettiva alla polvere la stoffa.

Acquistato dall’Opera di Santa Maria del Fiore nel luglio 1509 dal figlio dello scultore Giovanni, dopo tredici anni dalla morte del padre, il Crocifisso fu affidato per la policromia a Lorenzo di Credi nel 1510 e nello stesso anno un “octonaio”, tale Michelagnolo di Gugliemo, fu pagato per la “opera della diadema di rame dorata e della corona di spine facta per il crucifixo dello altare maggiore”.
Una storia ben documentata ma non per questo chiara: come mai un Crocifisso scolpito sicuramente prima della morte di Benedetto da Maiano, rimane nella bottega per altri tredici anni e poi è adattato per assumere il ruolo di principale arredo liturgico della Cattedrale? Per chi Benedetto da Maiano avrebbe dovuto realizzare un’opera così monumentale? 

 

Gli scultori del periodo lavoravano quasi sempre su commissione e il  Crocifisso è troppo grande per una casa o un oratorio privato. L’unica grande chiesa di Firenze che negli anni ‘90 del 1400 stava realizzando importanti arredi liturgici era il Duomo: nel 1491 - 1492 era partito il progetto di decorazione della Cappella di San Zanobi, e vi è motivo di pensare che nello stesso periodo sia stato fatto qualche tentativo di nobilitare il coro ligneo intorno all’altare maggiore, che era sempre quello provvisorio realizzato da Filippo Brunelleschi nel 1436.

“La commissione del Crocifisso di Benedetto potrebbe quindi rientrare, secondo Timothy Verdon, in un progetto a lungo termine di ammodernamento dell’area liturgica sotto la cupola del Brunelleschi e più a est, nella cappella absidale di San Zanobi”.  Scolpito il nuovo crocifisso però sia la morte di Benedetto da Maiano nel 1497, sia il tempo tumultuoso che seguì, posticiparono alla fine del primo decennio del secolo successivo il completamento dell’opera e la sua collocazione.

Durante il restauro, il Crocifisso di Benedetto da Maiano è stato sostituito con un altro, opera di un artista anonimo del XV secolo. Si tratta del Crocifisso che anticamente era collocato sull’altare maggiore della Cattedrale prima di quello di Benedetto da Maiano.  La scultura entrerà a far parte della collezione del nuovo Museo  dell’Opera.

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