Firenze, 11 dicembre 2012 - Mitica, l’orgoglio di Alessandria d’Egitto - con il Faro considerato una delle sette meraviglie del mondo - , fondata dai Tolomei nel 305 a.C, distrutta e poi resuscitata. Ora, la più grande del globo.
Ma la “World Digital Library”, Biblioteca digitale mondiale multilingua, multiculturale progettata e gestita dalla Library of Congress con il patrocinio dell’Unesco, sostenuta da 32 istituzioni, è diventata la “Biblioteca di Alessandria del terzo Millennio”.

Ne ha parlato stamani a Firenze John Van Oudenarden, responsabile di questo universo digitale, disponibile gratuitamente on line (www.wdl.org/en/). Occasione, la conferenza sulla conservazione delle memorie digitali “Trusted Digital Repositories and Trusted Professionals’’, in programma oggi e domani al Cenacolo di Santa Apollonia, promossa dalla Fondazione Rinascimento Digitale in collaborazione con l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, assieme al ministero per i Beni culturali e la Library of Congress.

Un progetto affascinante, quello della “Biblioteca di Alessandria d’Egitto del terzo Millennio”, che ha avuto inizio nel 2009 con 1.200 documenti, tra i quali mappe, testi, fotografie, registrazioni e filmati di tutti i tempi, pensato per ricevere un numero illimitato di contenuti.

Tra i reperti più antichi, codici precedenti la “scoperta” e le prime mappe dell’America, disegnate da Diego Gutiérrez per il re di Spagna nel 1562, il “Hyakumanto darani”, documento in giapponese dell’anno 764 e considerato il primo testo stampato della storia. Ma questo universo di parole, corre grossi pericoli.

"Dopo oltre 2000 anni possiamo ancora leggere le iscrizioni incise dai nostri antenati sulla pietra, ma tra 30-50 anni potremmo non poter più utilizzare nessuno dei documenti contenuti nei nostri archivi digitali", l’allarme lanciato dal professor Paolo Galluzzi, presidente della Fondazione Rinascimento Digitale che ha tra i suoi scopi proprio l’elaborazione di tecniche di conservazione a lungo termine della nostra memoria digitale.

Il rischio? "Perdere completamente le memorie dell’umanità dato che, oggi, il 90 per cento dell’informazione viene prodotta direttamente in formato digitale", prosegue Galluzzi.

La prova? Un floppy disk da 5 pollici usato nei primi pc aveva una vita garantita non superiore ai 2 anni e i cd rom e i dvd riscrivibili non vivono oltre 5 anni, in quanto hanno una parte di componenti che si deteriorano nel tempo. I cd rom e i dvd con musica e film acquistati nei negozi resistono invece almeno 20 anni, perché le incisioni sono meno profonde. Tempi comunque brevissimi. Inimmaginabili i danni che provocherebbe la scomparsa dei documenti nella pubblica amministrazione, nella sanità, nelle banche, nella cultura, nell’arte, nella scienza. E nella vita di ciascuno di noi.

"La preoccupazione è crescente nel mondo intero in quanto è noto che i file digitali su supporto rigido (cd, dvd, eccetera), hanno un ciclo di vita brevissimo, misurabile in anni, non in decenni o secoli, come i supporti tradizionali - conferma Galluzzi - . Esiste il rischio di una drammatica “eclisse della memoria”. Per questo riveste la massima importanza e urgenza mettere a punto tecniche di conservazione a lungo termine e i ricercatori si stanno impegnando nell’elaborazione di sistemi capace di garantire la conservazione di lungo periodo degli archivi digitali".

Fra le “sparizioni” più eclatanti, le informazioni digitali sulla Primavera Araba (tra il 2010 e il 2011, secondo uno studio accademico reso noto da Paul Moore Olmstead) e la scomparsa di tutte le informazioni sul presidente degli Stati Uniti George Bush dal sito della Casa Bianca al momento dell’insediamento di Barack Obama nel 2008, come ha dichiarato l’Ad della British Library di Londra, Lynne Brindley.
 

di Letizia Cini