Firenze, 24 dicembre 2010 - SUONA il tamburo e vanta un ‘padre’ d’eccezione: "Dopo cinque anni di studi siamo riusciti a ricostruire l’automa meccanico di Leonardo da Vinci", annuncia Gabriele Niccolai, meccanico-tecnologo fiorentino, impegnato in quell’azienda di famiglia che custodisce la più grande collezione privata, a livello mondiale, di macchine leonardiane. Sarà esposto per la prima volta da martedì 28 al Museo delle macchine di leonardo, a Firenze in via Cavour.
Dopo la ricostruzione di tanti modelli per tutto il mondo, perché dar vita all’automa?
"Perché rappresenta una sfida: capire se effettivamente Leonardo, tra studi e schizzi di disegni, avesse realmente concepito un automa in grado di funzionare".
Dove avete trovato i riferimenti per costruirlo?
"Principalmente abbiamo preso come riferimento il foglio del Codice Atlantico 579r che, nei suoi contenuti di disegni, meccanicamente, sembrava il più completo. In questa ricerca è stato comunque indispensabile il supporto storico del professor Carlo Pedretti e della dottoressa Sara Taglialagamba: i risultati della ricerca tecnica e storica sono raccolti nel volume Leonardo da Vinci: automazioni e robotica (Cd edizioni)".
Quanto tempo c’è voluto e quante persone fanno parte dell’équipe?
"La ricerca fino alla ‘nascita’ del prototipo è durata 13 anni. La svolta per la ricerca finale è merito della dottoressa Taglialagamba che, sulla base delle sue ricerche storiche, ha costruito l’ipotesi che il cavaliere robot potesse essere ‘un automa con armatura leggera tamburellatore da corteo’. Dopo diverse prove di studi, siamo riusciti a confermare meccanicamente il funzionamento dell’automa. Sono state coinvolte 12 persone tra professori, ingegneri, architetti e meccanici artigiani. Tutti professionisti fiorentini e toscani".
Pare che Leonardo per costruire l’automa avesse utilizzato legni duri come il faggio per i vari meccanismi...
"Il Genio di Vinci ha usato materiali come ferro, bronzo, corde di canapa e legni duri come il faggio, che ottimizzavano i tempi della lavorazione".
L’automa sarebbe quindi un tamburellatore di ricevimenti o feste rinascimentali: dopo il prototipo, il modello è funzionante. Come si presenta?
"A vederlo sembra quasi un ‘Terminator’ da cinema: noi lo abbiamo mostrato privo di armatura per rendere visibili al pubblico i meccanismi funzionanti".
L’avete già svelato al mondo?
"Sì: con enorme successo a Sydney, in Australia, ma si trattava di un prototipo non ancora completo di tutte le parti. Quello funzionante sarà presentato a Mumbai in gennaio, in occasione del Festival della tecnologia mondiale (Techfest 2011)".
E ora il ‘battesimo’ fiorentino.
"Abbiamo finito in questi giorni gli ultimi accorgimenti meccanici: martedì a mezzogiorno l’automa non solo sarà visibile, ma grazie a una manovella sul fianco del robot il visitatore potrà farlo funzionare direttamente, al Museo delle macchine di Leonardo da Vinci di Firenze".
Avete in programma la creazione di altre ‘creature’ leonardesche?
"Dobbiamo completare una grande sfida, quella del famoso ‘leone meccanico’ di Leonardo: abbiamo già costruito un prototipo (la parte tecnica meccanica viene descritta nel libro). Per la nostra équipe di ricerca, un’altra grande avventura".
© Riproduzione riservata