Carabinieri accusati di stupro, le studentesse potrebbero essere ascoltate il 10 novembre

Il gip, che aveva respinto la prima richiesta del pm, questa volta potrebbe dire sì. C'è attesa per la decisione. Intanto la data è già stata ipotizzata

Ancora una notte di movida

Ancora una notte di movida

Firenze, 30 settembre 2017 - Il gip del tribunale di Firenze dovrebbe decidere tra lunedì e martedì sulla nuova richiesta di incidente probatorio presentata dal pm Ornella Galeotti, titolare dell'inchiesta sui due carabinieri, Marco Camuffo e Pietro Costa, accusati di violenza sessuale da due studentesse americane.

Il gip, che aveva respinto la prima richiesta del pm, questa volta potrebbe dire sì e, secondo quanto appreso, sarebbe già stata ipotizzata una data: le due ragazze potrebbero essere sentite il prossimo 10 novembre. Una data abbastanza in là nel tempo per dare modo alle due giovani, 19 e 21 anni, di rientrare in Italia dagli Usa. Qualora ciò non sia possibile verranno comunque ascoltate in videoconferenza. Contro la prima richiesta del pm si erano opposti i difensori dei due militari, gli avvocati Giorgio Carta e Andrea Gallori di Costa, e Cristina Menichetti di Camuffo, ai quali non erano stati consegnati i verbali delle prime deposizioni rilasciate dalle due ragazze ascoltate subito dal pm, e neppure le loro cartelle cliniche.

Quando gli agenti delle volanti arrivarono nel loro appartamento, nella notte tra il 6 e il 7 settembre, dopo la chiamata al 113, le due giovani erano state subito accompagnate in ospedale. Qui scattò per loro il 'codice rosa' e venne avvertito il magistrato di turno. Solo ieri, dopo un'istanza presentata al giudice, i difensori sono riusciti a ottenere l'ordinanza che accompagnava la prima richiesta del pm. Carte, che non sarebbero state ancora ritirate dei legali delle due giovani, gli avvocati Gabriele Zanobini e Francesca D'Alessandro di Napoli. La nuova richiesta di incidente probatorio è stata firmata dal pm che ha motivato l'istanza evidenziando una diversa matrice normativa: la delicatezza del reato di cui si tratta, cioè la violenza sessuale, e alla conseguente condizione di vulnerabilità psicologica che si è generata nelle parti offese. 

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