Violenza donne, 'troppe richieste di aiuto, ma noi ci siamo'

Il Centro Antiviolenza Artemisia in prima linea per sostenere la battaglia contro ogni forma di aggressione e discriminazione

Crescono le violenze contro le donne

Crescono le violenze contro le donne

Firenze, 24 novembre 2020 - Percorsi di protezione e di uscita dalla violenza. Li costruisce il Centro Antiviolenza Artemisia, insieme alle vittime: donne, bambini, bambine e ragazzi che si rivolgono all’associazione. "Passo passo, per riparare i danni e riconquistare autonomia e libertà, abbiamo imparato a conoscere le risorse e le capacità di resilienza delle persone che sopravvivono a violenza nelle relazioni di fiducia – spiega la vicepresidente Petra Filistrucchi –. Abbiamo imparato a cercare opportunità per costruire insieme risposte. In questo periodo di emergenza sanitaria donne e minorenni rischiano più che mai di rimanere invisibili. Per questo, durante il lockdown siamo state sempre aperte in presenza per gli allontanamenti in emergenza lavorando in rete con i servizi del territorio. Abbiamo mantenuto i contatti con le donne che seguivamo, sostenendole da remoto. Le nuove richieste di aiuto, dopo i primi quindici giorni di flessione, sono risalite superando la media dello stesso periodo dell’anno precedente. Anche nel 2020 supereremo in totale le 1000 richieste di aiuto". D’altronde la violenza avviene nell’isolamento, è sommersa: comprensibile quindi che il lockdown la favorisca.

«L’uscita , al contrario, avviene attraverso la riparazione nella comunità – continua la vicepresidente del Centro Artemisia –. In una comunità che si informa, riflette, riconosce, partecipa, offre opportunità concrete e coerenti. Oggi vogliamo portare l’attenzione sulla comunità tutta e sulla coerenza delle risposte che occorre riuscire a costruire per contrastare la violenza di genere. Negli ultimi 20 anni molto è stato fatto a livello giuridico nel nostro paese, abbiamo buone leggi, la convenzione di Istanbul è stata ratificata nel 2013. Abbiamo vari strumenti, a livello nazionale e internazionale, per la protezione delle vittime che sporgono denuncia. Nonostante ciò molto resta ancora da fare". Troppe sono le denunce archiviate e le donne uccise, spesso insieme ai loro figli e figlie.

«Il Consiglio dei Ministri europeo – continua Petra Filistrucchi – ha chiesto chiarimenti all’Italia in merito a ciò entro il 31 marzo 2021. In particolare si chiede la creazione di un sistema di raccolta dati sugli ordini di protezione, sul numero di denunce, sui tempi di risposta delle autorità e sugli ordini di protezione attuati. Padri che hanno terrorizzato i figli testimoni delle loro violenze spesso sono considerati genitori sufficientemente buoni mentre le madri, già vittime di violenza, sono colpevolizzate per i danni che hanno subito". In sostanza bambini e bambine che hanno assistito a violenza non trovano protezione e rimangono invisibili nella loro sofferenza. Un richiamo all’Italia in questo senso era stato presentato nel 2011 dal Comitato Cedaw delle Nazioni Unite.

«Abbiamo una legge sulla violenza sessuale molto avanzata – spiegano ancora da Artemisia - ma le donne vengono ri-vittimizzate nei contesti giudiziari e la paura di essere colpevolizzate le spinge a non denunciare (Istat 2015). Ancora poca attenzione viene riservata agli orfani di femminicidio, benché nel 2018 con la legge 4 si sia cercato di dare risposte. È ancora del tutto insufficiente il coordinamento fra gli interventi sociale, economico, lavorativo, legale, psicologico. L’emergenza legata alla pandemia continua a mettere in luce le debolezze di un sistema che si muove in modo emergenziale e di superficie: gli interventi, da anni in essere nel nostro paese, hanno bisogno di risorse e coordinamento, piuttosto che della creazione all’infinito di improvvisati servizi per le donne vittime di violenza. Necessitano anche risorse per investire in modo strutturale in un cambiamento culturale indispensabile alla prevenzione e al riconoscimento del fenomeno. Questo cambiamento ha bisogno di tutti e tutte noi".  

Li.Cia.  

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