Violenza sessuale, un'altra accusa per Mustafa

Una studentessa di origini brasiliane aveva denunciato il fatto a giugno

Carabinieri e, nel riquadro, Mustafa Arnaut

Carabinieri e, nel riquadro, Mustafa Arnaut

Firenze, 17 novembre 2018 - Un'ulteriore ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Firenze, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Beatrice Giunti, per i reati di tentata violenza sessuale aggravata, rapina e lesioni personali, è stata notificata a Arnaut Mustafa, il rumeno 25enne già noto alle forze dell'ordine, rinchiuso nel carcere di Sollicciano e accusato di altri tre casi di stupro, commessi tra agosto 2017 e settembre 2018 ai danni di una donna italiana, di una cittadina giapponese e di una ragazza originaria della Mongolia. Quest'ultima ordinanza riguarda un quarto episodio verificatosi a inizio giugno 2018.

Nella circostanza, una studentessa di origine brasiliana, fanno sapere i militari, dopo essere stata anche lei vittima di tentata violenza sessuale e lesioni e rapinata del proprio cellulare mentre transitava nottetempo sul ponte di Varlungo, ha denunciato i fatti ai carabinieri l'11 luglio successivo, dopo aver appreso dell'analogo episodio di cui era rimasta vittima la ragazza giapponese a fine giugno.

La 19enne brasiliana ha riferito che, mentre camminava sul viadotto, di rientro a casa, era stata avvicinata da un individuo a lei sconosciuto che, dopo averle detto 'vieni quì ed essersi abbassato i pantaloni, l'aveva afferrata per i capelli colpendola con schiaffi e pugni in faccia. Fortunatamente, la reazione della donna, messasi immediatamente ad urlare, aveva attirato l'attenzione di un passante, la cui presenza aveva messo in fuga l'aggressore, non prima però che questi riuscisse a impossessarsi del cellulare della vittima.

L'attività investigativa avviata dai carabinieri del nucleo operativo di Oltrarno e della stazione di Firenze Ricorboli, si è sviluppata su più fronti grazie alla descrizione dettagliata fornita dalla vittima e dal passante che aveva messo in fuga l'aggressore e all'acquisizione di una serie di tabulati, che hanno consentito di riscontrare sia l'utilizzo dell'apparecchio da parte dell'assalitore che la sua presenza sul posto dell'aggressione. Determinante è stato anche il successivo riconoscimento fotografico dello stupratore da parte della vittima.

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