La belva di Varlungo tradita dal dna. «Ha stuprato anche un’altra donna»

Nuova misura del gip contro il rumeno per la violenza di giugno

Il caso Varlungo vede l'aggressore indagato per tre violenze

Il caso Varlungo vede l'aggressore indagato per tre violenze

Firenze, 10 ottobre 2018 -  IL DNA incastra di nuovo Arnaut Mustafa: sono infatti sue, le tracce biologiche rilevate sugli indumenti intime della giapponese violentata lo scorso 23 giugno a Varlungo. E per questo Mustafa, ieri, nel carcere di Sollicciano in cui si trova, ha ricevuto una nuova misura di cautelare in carcere, firmata dal gip Federico Zampaoli, che si sovrappone a quella già in essere relativa a quello stupro bestiale perpetrato il 24 settembre scorso ai danni di una studentessa 21enne nata in Mongolia.

Anche nello scorso giugno, colpì a Varlungo. E anche allora usò una brutalità spaventosa. La vittima, 36 anni, nata in Giappone, la mattina del 23 giugno stava facendo jogging sul percorso lungo l’Arno. Un soggetto le si parò improvvisamente davanti con i pantaloni abbassati, la scaraventò a terra, la afferrò per il collo fino a farle perdere i sensi. Così abuso di lei mentre la donna, intontita, non si rendeva nemmeno bene conto di ciò che le stava accadendo. Si risvegliò una prima volta, con i leggins da corsa abbassati. Quando si riprese definitivamente invece era stata rivestita. Non aveva più lo smartphone, rubatole durante l’aggressione. Riuscì ad arrivare a casa, dove il coinquilino le prestò un primo soccorso e l’accompagnò all’ospedale di Ponte a Niccheri. Venne ricavato un dna dell’aggressore. Oggi è la prova regina del castello accusatorio contro la «belva» Arnaut, che la donna non era stata in grado di riconoscere con certezza assoluta. Comprensibile. Ma le indagini di squadra mobile e carabinieri, coordinati dal sostituto procuratore Beatrice Giunti, non si sono ancora fermate. Ci sono almeno altri due episodi che presentano caratteristiche simili ai due stupri già contestati al rumeno.

IL PRIMO episodio in ordine cronologico risale al Ferragosto del 2017. La vittima stavolta è una donna italiana, che ha riferito agli investigatori di essere stata presa bruscamente per un braccio, sbattuta a terra e trascinata fino al prato dove è stata poi costretta a subire un rapporto completo. Il violentatore, le cui caratteristiche fisiche descritte parrebbero combaciare con il rumeno, prima di abbandonarla lì, le ha sottratto la borsa con il telefono cellulare. Un altro episodio risale al giugno scorso e precede di pochi giorni quello della giapponese. In questo caso, la vittima è una sudamericana: il violentatore l’ha afferrata per i capelli ma fortunatamente una macchina si è fermata e ha interrotto il violento approccio. Anche in questo caso, esiste il dna dell’aggressore, che potrebbe rivelarsi nuovamente decisivo.

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