"Unioni gay, un barlume di luce". Esultano le famiglie arcobaleno

Apertura di Papa Francesco, soddisfatti anche gli omosessuali cristiani dimenticati dalla Chiesa. E in molti sperano che il passo successivo avvenga in Parlamento con il ddl Zan contro l’omofobia

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Ieri il Ddl Cirinnà sulle unioni civili, oggi il riconoscimento della Chiesa, domani il Ddl Zan contro l’omofobia nonostante l’ostilità della Comunità episcopale italiana. "Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia". L’eco delle parole di Papa Francesco rimbalza in città e alimenta la speranze della comunità Lgbtq+ fiorentina per un maggiore riconoscimento dei propri diritti.

"La sua apertura ci ha fatto molto piacere, è un barlume di luce in un momento dove dominano odio e rancore", spiegano Luciano Tanganelli e Davide Sapienza, famiglia arcobaleno di Lastra a Signa. La coppia omosessuale si è sposata a New York nel 2002 e dal 2012 ha due figli nati con la gestazione di sostegno. In entrambi casi sono dovuti andare negli Stati Uniti. "Le parole del Papa per noi sono una speranza che speriamo si trasformi presto in realtà – commenta Tanganelli – devono essere un trampolino per dei passi in avanti in Italia, soprattutto a livello legislativo, visto che finora un aiuto è arrivato solo dalle sentenze dei giudici, raramente dalla politica". La voce del Papa assume ancora più valore per i cristiani gay da sempre messi ai margini dalla Chiesa.

"È stato molto bello sentire le sue parole anche se molti di noi erano già convinti di essere nel giusto – racconta Innocenzo Pontillo della comunità cristiana omosessuale Kairos, ospitata da 4 parrocchie fiorentine – c’è un desiderio del Papa di affrontare finalmente il tema per costruire una Chiesa più inclusiva e aperta". Se dall’alto con il pontefice e dal basso, con esperienze territoriali, sembra esserci un tentativo di cambiamento la Chiesa nel mezzo, fatta di vescovi, cardinali, diocesi, oppone ancora resistenza.

"L’arcivescovo fiorentino Betori per anni non ci ha voluto incontrare – rievoca Pontillo – qualche tempo fa gli abbiamo fatto presente la nostra solitudine nel cammino cristiano e la sua risposta è stata un po’ più aperta, accettando che lo facessimo insieme agli altri ma rispettando le regole ordinarie". Qualcosa si muove, ma molti vescovi restano silenti per paura di prendere una posizione netta. "In passato e purtroppo ancora oggi ci sono capitati casi di rifiuto, ostilità, pregiudizi – aggiunge Pontillo – confidiamo molto sul Ddl Zan anche se viviamo male la strenua opposizione della Cei". Casi di omofobia simili a quelli subiti da Andrea Ciulli, consigliere del quartiere 5 di Firenze che a luglio ritrovò sul muro della sua tabaccheria insulti e offese. "La visione della Chiesa pro gay mi rende felice ma a noi serve più che altro un aiuto nella vita di tutti i giorni e questo dipende dallo Stato – ribadisce Ciulli – le offese pesano, soprattutto perchè dietro al coming out c’è sempre un percorso duro e tormentato. Ho lasciato le superiori per via degli insulti, ho smesso di studiare: sono ferite che non si rimarginano queste. La gente deve capire che dare un diritto a delle persone non significa levarlo ad altri: io non voglio più sentirmi un cittadino di serie B".

 

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