Una città ferita Sì, più bella ma meno felice

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Segue dalla Prima

Giovanni

Morandi

Tanto più che a Firenze le piazze non ci sono mai piaciute troppo, ne abbiamo sempre fatte poche e di modeste dimensioni, perché per tramare sono più adatti i vicoli. Infatti quell’aeroporto che è piazza della Repubblica l’hanno voluta i piemontesi. Aspettiamo

che mettano i cartelli stradali

di divieto di sosta ai pedoni. Così si ride. Come si sa, camminando capita di cogliere briciole di dialoghi, frammenti che però possono essere un test. Una donna dice al cellulare: "Da domani non ho più soldi". In un negozio litigano una cliente e il cassiere, che reclama di avere

i soldi. Soldi, soldi. Non si vive di sola bellezza.

Questo giustifica il biglietto che si deve pagare per entrare in Duomo, anzi nella zona monumentale del Duomo, espediente inventato per giustificare il biglietto. Mai piaciuta questa idea perché in un tempio non esiste una parte artistica e una per la preghiera, tutto è arte e tutto è sacro. Comunque, anche accettando le condizioni non si può entrare in Duomo lo stesso, bisogna prenotare per domani. Nonostante siano rimasti tre gatti di turisti la procedura burocratica non se n’è accorta, ci dev’essere qualcosa che non funziona. Chi ha ancora la bontà di venirci a trovare meriterebbe di più. Tutto

il resto è vita che va avanti nonostante tutto, con qualche differenza rispetto alla primavera scorsa anche

se la situazione sembra averci riportati a quel tempo. Oggi siamo più stanchi e nervosi. E viene la rabbia nel vedere questa città ferita che è diventata più bella di prima. Però, meno felice di prima.

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