"Un mese chiusa nel pollaio. Ma lui non mi risarcirà"

Lo sfogo di Patrizia Carotti dopo la condanna del suo carceriere: "Chiederò aiuto al fondo vittime di violenza"

Tribunale (foto d'archivio)

Tribunale (foto d'archivio)

FIRENZE

Patrizia Carotti è la donna rimasta segregata per un mese in un pollaio nelle campagne della Rufina. Venerdì il tribunale ha condannato a nove anni e mezzo il suo ’carceriere’, Massimo Ricci. Patrizia, 55 anni, continua ad avere le stesse difficoltà che la portarono nella tana del lupo. Dal processo, in cui era difesa dall’avvocato Arianna Tabarracci, ha avuto una provvisionale di 50mila euro. Ma non sarà facile ottenerli, visto che Ricci, una vita dentro e fuori dalle carceri, ha poco.

Signora Carotti, per la sua storia atroce c’è stata una condanna. E’ soddisfatta della giustizia sin ora raggiunta?

"Un’altra persona sarà processata ma non sono soddisfatta ad oggi della giustizia, la notte non dormo e nove anni a me sembrano pochi per i reati commessi".

Cosa ricorda di quei giorni?

"Ricordo tutto non riesco a dimenticare il male ricevuto è tanto, e la cattiveria di quelle persone è indescrivibile stare chiusa in un pollaio è stato terribile. Ho danni permanenti grazie a loro".

Qualcuno ha chiesto scusa?

"Nessuno. Ricordo bene lo sguardo del Ricci in aula: anche se scortato dalla polizia penitenziaria ho visto nei suoi occhi la rabbia nei miei confronti".

Oggi come vive?

"In condizione di estremo disagio, non riesco a trovare un lavoro, ho un figlio che non lavora, vivo solo con il reddito di cittadinanza. Campo nel terrore, ogni rumore mi fa paura non dormo tranquilla".

Ci sarà un risarcimento.

"Ho ricevuto una provvisionale di 50mila euro spero di ottenere qualcosa!"

E se non ci riuscisse?

"Se non sarà possibile fare un’esecuzione nei confronti del responsabile chiederemo aiuto al fondo vittime dei reati violenti come previsto per legge".

Stefano Brogioni

 

 

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