di Titti Giuliani Foti
"Questa prduzione era stata preparata pensando che nel 2020 ci fossero occasioni di lavoro e poi si è cristallizzata. Doveva riavviare la stagione dopo un periodo di emergenza come un battello di pronto soccorso". Uno dei drammaturghi più importanti della scena nazionale, Ugo Chiti, torna a quelle origini da cui ha attinto linfa culturale e che poi sono andate di pari passo col suo lavoro di sceneggiatore nel cinema. Ora torna con questo atteso spettacolo che riapre il Teatro Niccolini di San Casciano: una nuova produzione dal titolo "A debita distanza"prodotta e interpretata dagli bravisimi attori di Arca Azzurra Teatro. Stasera in replica alle 20.15.
Chiti, con la sua visione drammaturgica ha cambiato i parametri del teatro italiano. Si sente colpevole?
"Un po’ sì: e nel caso fosse un’accezione positiva, ringrazio. In effetti ho cercato di dare un senso alla regia di teatro e cinema. Perchè sono due mondi allineati e serve in ogni caso un punto per suggerire una consenquezientalià visiva per entrambi gli adattamenti e non strabordare con l’immaginazione. Questo spettacolo è studiato per mettere insieme attori sulla scena e nello stesso tempo avere un espediente scenografico di metrature che delimitino sempre gli spazi".
Questo nuovo lavoro era fermo?
"Sì da oltre un anno ed è l’idea che mi ha subito fatto scaturire un paesaggio narrativo, un’epoca di riferimento, un distanziamento tutt’altro che sociale. Anzi semmai fisico fra l’attore e lo spettatore, tra il narratore e l’ascoltatore, che è appunto fisicamente misurabile, ma che umanamente, appassionatamente, gioiosamente, tragicamente deve essere nullo. Anzi, deve trasformarsi in una sorta di lotta o d’amplesso, qualcosa di quasi carnale, di fisico".
Il titolo, A debita distanza, è quasi un’avvertimento.
"Trae spunto da un pugno di novelle, la cui distanza dal XXI secolo è abissale, il ‘300, epoca di grandi, immensi progetti narrativi, sia per dimensioni fisiche che per dimensioni letterarie. Ci sono il Decamerone di Boccaccio da Certaldo e I racconti di Canterbury di Chaucher e costruisce uno spettacolo di schermaglie amorose, di racconti di burle, di intrighi e di beffe, dove la distanza debita è data dal rispetto verso l’originale".
Ma basta una distanza?
"No certo: c’è anche la volontà d’essere il più vicino possibile al pubblico e parlargli al cuore, allo spirito, da fargli immaginare che queste storie nascano da lui stesso, e che sia la sua memoria quasi a farle scaturire".
Ugo Chiti e il teatro: progetti?
"Una Lisistrata con Amanda Sandrelli prodotta da Arca Azzurra, e un Giardino dei Ciliegi con Gianfranco Cabiddu: perchè ci sono momenti che bisogna rivestire di parole, condividerli. E poi viverli".
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