Angeli dei trapianti a rischio stop: "Burocrazia assurda, serve un lasciapassare"

Il presidente del Nopc, Pieraccini: "E' la prima volta che chiediamo aiuto alle istituzioni. In ogni aeroporto c'è il rischio che qualcuno ci fermi e con noi la vita che portiamo nel frigo"

Massimo Pieraccini

Massimo Pieraccini

Firenze, 1 aprile 2021 – Incredibile a dirsi, ma i corrieri salvavita - o come li chiamiamo più poeticamente noi, gli angeli dei trapianti - non hanno un lasciapassare quantomeno europeo che consenta loro di evitare la burocrazia. E dopo un anno passato a lottare contro gli ostacoli del Covid alla loro attività stavolta rischiano di doversi fermare.

Nonostante la pandemia, infatti, i volontari del Nopc (Nucleo operativo di protezione civile), associazione che ha sede a Firenze,hanno continuato a portare in giro per il mondo le cellule per i trapianti di midollo, unica speranza di sopravvivenza per i malati di leucemia. Frontiere chiuse, rischio di contagio, ottusità di alcuni agenti di frontiera: nulla ha fermato questi volontari che in poche ore devono fare migliaia di chilometri per prelevare e consegnare il dono della vita, cellule che vengono donate magari in Spagna e che sono destinate a un ricevente in Sudamerica. Dal quartier generale dello Statuto, a Firenze, il Nopc presieduto da Massimo Pieraccini non ha mai mancato una missione in 28 anni di attività: sono migliaia di vite salvate (circa 12mila).

Eppure qualcosa adesso non può più essere tollerato: spiegano dal Nopc che "nell'anno della pandemia la sanità dell'emergenza ha continuato ad operare fra mille difficoltà. Non ha conosciuto soste il mondo dei trapianti che si è trovato a gestire la delicatissima fase emergenziale che viveva il nostro paese con l'esigenza di non potere fermarsi per non mettere a rischio la vita di tanti malati. I trapianti sono interventi salvavita e nonostante il lockdown il midollo osseo e le cellule staminali che i registri mondiali dei donatori individuano devono continuare a viaggiare da donatore a ricevente che si trovano spesso in luoghi molto distanti del mondo".

Premessa per arrivare al punto: “Durante i momenti più difficili dello scorso marzo – racconta Massimo Pieraccini – la direttrice del registro italiano donatori midollo osseo mi chiamò per chiedermi aiuto perché da lì a poco l'unico aeroporto che avrebbe funzionato, seppur a regime ridottissimo sarebbe stato Roma Fiumicino e lì sarebbero arrivati tutti i “doni della vita” che i colleghi stranieri portavano in Italia; toccava poi a noi proseguire il viaggio in auto per consegnare quel prodotto salvavita agli ospedali di ogni parte d'Italia. Invece oggi, dopo un anno complicatissimo in cui i volontari del Nucleo Operativo Logistica dei Trapianti hanno percorso oltre 200.000 km. in auto in tutta Europa per permettere il buon esito di molti trapianti è la burocrazia che rischia di fermarli mettendo a repentaglio la sopravvivenza di molte persone. Viviamo un momento molto difficile – continua Pieraccini – perché i nostri volontari che in quest'anno hanno fatto missioni complicatissime con viaggi infiniti, aeroporti deserti, coincidenze improbabili, frontiere chiuse da aprire, soggiorni chiusi in hotel e addirittura in un caso uno dei nostri è stato costretto a dormire in aeroporto ci troviamo a lottare, ogni giorno, contro l'interpretazione individuale di ogni Paese di norme che non ci sono o se ci sono sono molto confuse e approssimative. In ogni Paese in cui dobbiamo recarci a ritirare il prodotto salvavita ci richiedono sempre documenti diversi che spesso cambiano di giorno in giorno e in alcuni casi con richieste improbabili di tamponi che devono essere ripetuti prima di ogni imbarco come se noi fossimo semplici turisti e non corrieri che stanno trasportando midollo osseo per un trapianto salvavita".

L'ultimo episodio è avvenuto due giorni fa in Germania: "Sono cambiate le regole d’ingresso - spiega Pieraccini - ma una solerte impiegata ha pensato di voler cambiare anche quelle in uscita e quindi ha bloccato una delle nostre volontarie diretta in Spagna imponendole di fare un test Covid, che si poteva fare in aeroporto per soli 250, un paradosso difficile da accettare. Chiediamo, ed è la prima volta in 28 anni di viaggi e 12.000 vite salvate in ogni angolo del mondo, aiuto alle istituzioni sia locali che nazionali. Siamo tutti vaccinati e tamponati – conclude Pieraccini - ma in ogni aeroporto c'è sempre il rischio che qualcuno ci fermi e con noi la vita che portiamo nel nostro frigo. Possibile che le istituzioni nazionali ed europee non riescano a fornirci un passaporto vaccinale o un altro documento “lasciapassare” per ogni paese che ci permetta di abbattere la burocrazia e di poter continuare a viaggiare per il mondo per salvare vite?".