Traoré, cuore sotto esame a Careggi

Nei giorni dell'anniversario della morte di Astori, ecco il caso del talento empolese

Traorè con la maglia dell'Empoli

Traorè con la maglia dell'Empoli

Firenze, 27 febbraio 2019 - L'incubo della cardiomiopatia aritmogena torna a incombere sul calcio. A quasi un anno di distanza dalla tragica morte del capitano della Fiorentina, Davide Astori, deceduto nella notte del 4 marzo scorso nel letto d’albergo a Udine, dopo un’aritmia maligna scatenata dalla malattia che, silenziosa, aveva attaccato il suo cuore, ora lo spettro di quella stessa patologia si agita ancora su un calciatore di serie A.

Sarà sottoposto ad ulteriori accertamenti per scongiurare la presenza della malattia, Hamed Junior Traoré, talento dell’Empoli, classe 2000, che dovrebbe essere acquistato a giugno dalla società viola e approdare definitivamente a Firenze dove il dolore per la perdita del capitano è sempre vivo. Durante le visite mediche effettuate da Traoré nel gennaio scorso a Careggi, negli elettrocardiogrammi sotto sforzo, sono emerse anomalie nel tracciato che hanno fatto subito suonare il campanello d’allarme.

La struttura di Medicina dello sport e dell’esercizio, guidata dal professor Pietro Amedeo Modesti, dopo il pensionamento del prof Giorgio Galanti, indagato dalla procura di Firenze per la morte di Astori, ha chiesto per il giovane calciatore ivoriano ulteriori accertamenti, come previsto dai protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità allo sport agonistico Cocis 2017.

La risonanza magnetica del cuore, effettuata il 17 gennaio scorso, ha segnalato anomalie che debbono essere ulteriormente indagate per confermare o scongiurare il sospetto che il diciannovenne soffra di cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro: l’aumento di volume di tale ventricolo potrebbe anche essere causato dallo sport intenso. Il calciatore dell’Empoli ha un certificato di idoneità sportiva valido per 4 mesi, una durata inferiore a quello di un anno che viene dato in assenza di sintomi e segni clinici.

Da Empoli, la società si dice tranquilla: il giocatore ha la certificazione necessaria per giocare tanto che viene regolarmente convocato (anche se ultimamente non ha giocato). E si fa sapere che se l’affare con la Fiorentina salterà ci sono tre squadre pronte a puntare su Traoré. Intanto si stringono sempre di più le maglie dei controlli, anche se purtroppo le tragedie continuano a scuotere il mondo sportivo: dieci giorni fa a Calenzano è morto un istruttore di tennis 21enne appena concluso l’allenamento; mentre l’altro giorno la squadra di serie C, Virtus Entella, ha dovuto comunicare che il suo giocatore Andrea Orlandi doveva lasciare il calcio.

Il 34enne centrocampista spagnolo «deve interrompere la sua attività agonistica». A seguito di approfonditi accertamenti strumentali «è emersa una patologia cardiaca che purtroppo lo costringe a concludere improvvisamente la sua carriera». STRETTA aderenza alle linee guida è quello che viene richiesto ai medici sportivi.

Anche se nel caso di Astori, il calciatore non è stato sottoposto a holter cardiaco delle 24 ore e a risonanza magnetica, nonostante questi due accertamenti siano previsti dai protocolli in presenza di aritmie ventricolari a diversa morfologia durante la prova da sforzo, che il calciatore viola aveva manifestato nel test al cicloergometro effettuato al centro di Medicina sportiva di Careggi nel luglio del 2017. Una malattia subdola, la cardiomiopatia aritmogena, tanto più pericolosa, quanto, soprattutto all’esordio, spesso priva di sintomi. E nel caso di Piermario Morosini anche di segni clinici: i suoi elettrocardiogrammi non avevano mostrato alcuna anomalia.

L'attenzione è desta nel mondo dello sport. Il sistema di prevenzione adottato in Italia è uno dei modelli migliori al mondo. Ma la cardiomiopatia aritmogena è sotto la lente d’ingrandimento. Da una proiezione estrapolata dallo studio prospettico sulla morte improvvisa effettuato, a partire dagli anni Settanta, dall’Università di Padova in collaborazione con la Regione Veneto, emerge che 190 giovani atleti, in Italia, fra il 1980 e il 2015, sono morti a causa della cardiomiopatia aritmogena. Su un totale di 700 atleti sotto i quarant’anni, deceduti nello stesso periodo di tempo, nel nostro Paese, per morte cardiaca improvvisa, la cardiomiopatia aritmogena ha inciso per il 27%, una percentuale altissima se confrontata con quella della popolazione ammalata della stessa patologia che non pratica sport a livello agonistico, con un rapporto di 5 a 1.

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