Traffico di marijuana dalla Spagna, arrestati due fratelli titolari di un bar del centro

Quattro ordinanze di custodia cautelare eseguite all'alba dai carabinieri tra Firenze, Bergamo e la Catalogna. Creazzo: "Cosa Nostra in centro a Firenze"

Carabinieri (Germogli)

Carabinieri (Germogli)

Firenze, 27 marzo 2018 - I Carabinieri del Comando provinciale di Firenze hanno eseguito questa mattina all'alba quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip Paola Belsito nelle province di Firenze, Bergamo e in Catalogna (Spagna).

Gli arrestati
Gli arrestati

L'operazione, coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Firenze, ha permesso di stroncare un'associazione dedita al traffico di stupefacenti tra Spagna e Italia.

La rotta della droga
La rotta della droga

Al centro delle indagini due fratelli di origine siciliana, titolari di fatto del bar pasticceria "Curtatone" nel centro di Firenze, indagati come finanziatori e organizzatori in un'associazione finalizzata alla coltivazione in Spagna di ingenti quantitativi di marijuana da importare e commercializzare in Italia.

I carabinieri hanno eseguito anche perquisizioni nei confronti di undici indagati ritenuti responsabili di trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta, in relazione all'intestazione a prestanome del bar e al fallimento di varie società create negli anni per la gestione.

Le indagini sono state avviate nel dicembre del 2016, coordinate dal sostituto procuratore Giuseppina Mione e condotte dal Reparto Operativo dei Carabinieri. Secondo l'ipotesi investigativa i fratelli di origine palermitana Renato e Giovanni Sutera, titolari di fatto del bar–pasticceria Curtatone di Firenze, hanno preso parte con il ruolo di finanziatori a un’associazione finalizzata alla coltivazione di ingenti quantitativi di marijuana da importare dalla Spagna e commercializzare in Italia.

Nel corso dell’indagine sono stati ricostruiti gli spostamenti di Renato Sutera in Spagna, dove - secondo quanto si apprende dalla Procura - ha preso parte in prima persona all’organizzazione dell’attività di produzione della droga nell’area di Calafell, nei pressi di Tarragona, in collaborazione con Ruben Crespo Guerra, considerato "pericoloso pregiudicato di Valladolid con precedenti penali per omicidio, rapina e traffico di stupefacenti".

Nei confronti dello spagnolo il provvedimento di custodia cautelare è stato eseguito con il supporto del Mossos d’Esquadra, la polizia catalana.

Il quarto destinatario del provvedimento è l’albanese Pavlin Delia, residente a Cenate di Sotto (Bergamo), emerso dalle indagini quale destinatario finale di parte dello stupefacente che sarebbe stato prodotto.

Il 22 giugno 2017 le forze di polizia spagnole hanno sottoposto a sequestro, a Calafell, una piantagione al coperto di cannabis sativa riconducibile agli indagati. Allo stesso tempo è stata eseguita una perquisizione nei confronti di undici indagati, nei cui confronti vengono contestate le ipotesi di reato di trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, infatti, i fratelli Sutera avrebbero costituito società commerciali fittizie, intestate a prestanome, così schermando la titolarità e comunque la disponibilità effettiva del bar–pasticceria Curtatone, provocando il fallimento di queste società, omettendo sistematicamente di versare i contributi previdenziali e le imposte e, con il concorso dei prestanome, sottraendo i libri e le scritture contabili delle società.

Giovanni Sutera era sottoposto alla liberazione condizionale, in quanto condannato all’ergastolo poiché autore dell’omicidio di un gioielliere fiorentino e di quello della 17enne Graziella Campagna, avvenuto in provincia di Messina nel 1985.

IL PROCURATORE - "Due esponenti di Cosa Nostra, perché tali sono, avevano acquistato un bar nel centro di Firenze e intanto si dedicavano al traffico di stupefacenti". Lo ha sottolineato il procuratore capo di Firenze e della Dda toscana Giuseppe Creazzo commentando l'arresto di Giovanni e Renato Sutera. La vicenda, afferma Creazzo, dimostra che "occorre controllare se chi riceve i benefici per uscire dal carcere sia effettivamente sulla strada della redenzione; il decorso del tempo non basta".

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