Processo false fatture, "Se è un reato chiamarsi Renzi allora sono colpevole"

Le memoria difensive di Tiziano Renzi e Laura Bovoli

Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Imagoeconomica)

Tiziano Renzi e Laura Bovoli (Imagoeconomica)

Firenze, 15 luglio 2019 - I coniugi Tiziano Renzi e Laura Bovoli, tramite i loro legali, hanno depositato ciascuno dichiarazioni spontanee scritte al processo per presunte fatture false che li vede imputati a Firenze insieme all'imprenditore Luigi D'Agostino. Nessuno dei due questa mattina era presente in aula. 

Nelle dichiarazioni spontanee, ha spiegato uno dei difensori, l'avvocato Federico Bagattini, «i coniugi Renzi hanno sostenuto quello che i loro difensori hanno già anticipato, e cioè che le due fatture sono assolutamente vere, relative a prestazioni effettivamente eseguite, e che tutte le tasse e le imposte relative a questa fatturazione sono state regolarmente versate». 

«Ho sempre lavorato: non ho avuto bisogno di avere il figlio premier per lavorare, ho sempre lavorato e dato lavoro. Chi dice il contrario mente». Così, Tiziano Renzi, in un passaggio della memoria difensiva che i suoi difensori hanno consegnato al processo. «Non c'è nessuna fattura falsa solo tante tasse vere - si difende Tiziano Renzi - tutte pagate fino all'ultimo centesimo: questo è 'oggettivamente esistente'». Tiziano Renzi continua scrivendo «mi indigno quando sento parlare di evasione, di lavoro nero, di assurdità che non mi hanno mai riguardato» e, «quando mio figlio è diventato presidente della Provincia nel 2004 la prima conseguenza è stata abbandonare tutti i rapporti con società partecipate di enti pubblici, a cominciare da quello con la Centrale del Latte di Firenze». «Se è un reato chiamarsi Renzi, allora sono colpevole, non c'è bisogno nemmeno di celebrare un processo». «Giudicatemi, invece, per le prestazioni che ho svolto e per le tasse che ho pagato, non per il nome che porto», aggiunge Tiziano Renzi, «sentirsi accusato di falsa fatturazione per chi ha sempre pagato tutte le tasse fino all'ultimo centesimo è avvilente».

Laura Bovoli si è invece scusata con il giudice per non essere comparsa personalmente in aula perché, ha scritto, "non sono abituata alle telecamere e vivo con profondo disagio tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi" in cui "sono passata da cittadina irreprensibile a criminale incallita" e "da nonna premurosa al 'lady truffa'". La madre dell'ex premier ha ricordato che "sono una nonna di dieci ragazzi e bambini e ho vissuto con dolore il modo con il quale i media hanno descritto la mia vita, arrivando persino a mostrare in diretta sui principali tg del Paese il mio interrogatorio". Poi, entrando nel merito delle accuse, resta convinta "di aver rispettato le leggi. Ho sempre pagato tutte le tasse. Sempre. Anche nel caso delle due fatture contestate".

I fatti ricostruiti dalle indagini risalgono al 2015, quando D'Agostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell'outlet The Mall di Leccio di Reggello ( Firenze). D'Agostino avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all'outlet. Le fatture considerate false e oggetto del processo sono due: una da 20mila e l'altra da 140mila euro più Iva.

Il giudice, Filippo Gugliotta, ha dato appuntamento al 7 ottobre per le richieste del Pm Christine Von Borries e le arringhe dei difensori e probabile sentenza. Gli imputati, nella brevissima udienza di stamani, hanno fornito dichiarazioni spontanee. Dagostino, presente in aula, in forma orale, i Renzi, assenti, in forma scritta. 

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