Testimone di giustizia pestata a sangue fuori da una discoteca

Firenze, la donna confermò alla polizia chi aveva staccato a morsi un dito all’amica. Il clan rivale l’ha vista ed è scattata la spedizione punitiva

Due agenti di polizia (Foto di repertorio, Lazzeroni)

Due agenti di polizia (Foto di repertorio, Lazzeroni)

Firenze, 5 dicembre 2021 - Confermò tutto alla polizia: "E’ stata quella donna a staccare di netto, a morsi un dito della mano alla mia amica M.C." Per aver fatto il suo dovere, pochi giorni fa una testimone di giustizia bollata come ‘infame’ è stata pestata a sangue da parenti e amici della donna denunciata. E’ accaduto la notte di domenica 29 novembre, poco fuori del ’Misti Latin Club’ di via Di Vittorio, vittima M.P., una peruviana di 35 anni, che ha sporto denuncia. A colpirla "violentemente con un pugno e poi con un colpo di ginocchio in faccia" sarebbe stato il figlio di Elizabeth Andrade Escobar, già indagata per aver provocato tempo addietro quella orribile lesione alla mano di M.C. 39 anni. Il figlio era in compagnia della madre indagata per il morso e di altri. Continua il racconto del pestaggio: "Sono caduta, il gruppo che mi inseguiva mi ha circondata. Tutti insieme mi hanno presa a calci e minacciata: mi hanno promesso che me l’avrebbero fatta pagare: ’vedrai ti ammazzeremo’".

Il pestaggio è ripreso: "Sono riuscita a scappare verso un posto buio, ma mi hanno raggiunta. Il figlio della Escobar mi ha presa a pugni e dopo avermi fatta ricascare, ha ripreso a scalciarmi. Sono arrivati degli estranei e finalmente l’uomo ha desistitito...".

L’episodio non era stato reso noto. E’ agghiacciante ove le parole di M.P. trovassero conferme. A Careggi dove la 35enne è stata trasportata all’1,30 i medici hanno stilato una diagnosi pesante: ‘frattura scomposta delle ossa nasali, del naso e della parete mediale dell’orbita sinistra con tumufazioni’. Venti giorni di prognosi iniziale, ma forse questo tempo non le basterà per guarire.

Tutti i protagonisti di questa storia brutale sono della nutrita comunità peruviana. M.C. la signora che riportò la tremenda lesione alla mano e, adesso, anche la testimone di giustizia, sono rappresentate dall’avvocato Gianni Salocchi, fermamente intenzionato a chiedere almeno un divieto di avvicinamento alla testimone di giustizia.

Torniamo al brutale antefatto. 27 settembre 2020, notte di festa grande per la comunità peruviana alle Cascine, musica, alcol a fiumi, fino alle 3.30, notte tra sabato e domenica. M.C., vuole tornare a casa, chiama un taxi. Balla con un ragazzo conosciuto da poco. Improvvisa l’aggressione alle loro spalle di una donna, furibonda, sembra per gelosia.’Mentre ballavo – dirà alla polizia – qualcuno mi ha bagnato la schiena con la birra. Mi sono girata, l’ho riconosciuta. Mi ha tirato i capelli, ho cercato d’allontanarla, siamo cadute. Mi sono difesa, lei mi ha morso le dita. Il dolore è stato fortissimo, ho tirato via la mano, lei ha stretto i denti sempre più. Sono andata ad aspettare il taxi, lei mi ha seguita con altri cinque. Sono tornata indietro per cercare aiuto, lei mi ha riafferrato i capelli". Ce ne vuole a M.C. per sottrarsi all’aggressione al prezzo di un dito, il terzo della mano sinistra. "E’ stata la moglie di mio zio" specificherà alla polizia. La vicenda finisce nel dimenticatoio. Solo in apparenza. Domenica 29 novembre la Escobar, il figlio, forse due nipoti di lei, alcuni amici, trovano la testimone in discoteca. E scatta la vendetta.

giovanni spano

 

 

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