Teatro, arti e poesia. La sfida (vinta) dei Chille de la Balanza

Da oltre vent’anni l’associazione, nata a Napoli e ospitata da un ex padiglione, organizza passeggiate e momenti culturali nel parco

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FIRENZE

Se ne parla da una vita. A tutti i livelli. Nel febbraio 2013, per dire il Pd del Quartiere 2 organizzò un convegno sull’area che l’Asl all’epoca voleva in parte alienare. L’idea era di portare i risultati di quel convegno a Palazzo Vecchio. Parteciparono relatori da Milano, Genova, Arezzo, L’Aquila e Trieste per mettere a confronto le esperienze di altre città con quelle delle associazioni che a Firenze erano già al lavoro per un recupero pubblico dell’area. Associazioni dai nomi fantasiosi, ironici e a volte perfino altisonanti – "Per la memoria viva di S. Salvi", il gettonatissimo "San Salvi chi può" e Chille della Balanza.

Ecco i Chille de la Balanza di Claudio Ascoli sono un po’ l’ultimo avamposto di chi si batte per San Salvi. Dal 1998 un padiglione dell’ex-manicomio e gli spazi all’aperto che lo circondano, sono diventati residenza del progetto teatrale della compagnia nata a Napoli nel 1973. Con loro San Salvi si è trasformata in una città aperta, luogo di produzione culturale: teatro, arti visive, musica, canzone d’autore, poesia, narrazione di storia e di festa.

Ma al netto di tutto resta comunque una storia complicata, quella di San Salvi. Parco dalle potenzialità indiscutibili, ex manicomio, di proprietà mista e di difficile quanto necessario recupero.

Proprio nel 2013 ad esempio doveva essere presentato al Comune un progetto che, modificando il piano urbanistico esecutivo del 2007 che assegnava all’area una totale destinazione d’uso pubblica, si pensava di recuperare le palazzine più diroccate, destinarle ad uso abitativo privato, venderle per realizzarci appartamenti e racimolare tra i 60 e gli 80 milioni mancanti per raggiungere quota 100-120 milioni per costruire il nuovo ospedale Torregalli. Un anno dopo il progetto venne abbandonato. In quel frangente i Chille lanciarono l’idea dell’azionariato popolare. Obiettivo: un milione di euro per il recupero. Non si contano le richieste di percorso partecipativo, gli appelli, i convegni.

Tutte iniziative rilanciate ogni volta che "villa panico" finiva fuori controllo. Tante aspettative, tante idee per ora finite nel nulla. Ma la speranza, come si suol dire, è l’ultima a morire. Il quartiere e la città restano in attesa che qualcosa cambi.

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