Tassista picchiato, ci sarà un altro processo

L’assoluzione (per lesioni) dei due imputati, poi la morte di Gino Ghirelli. Ora atti al pm per l’accusa di omicidio preterintenzionale

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Si ricomincia da capo. Con un’accusa di omicidio preterintenzionale, e presto una nuova udienza preliminare. Il caso della morte del tassista Gino Ghirelli torna nelle mani della procura: così ha deciso la corte d’appello, che ha estinto il procedimento per lesioni a carico dei due imputati, Nicola Fossatocci, di Campi Bisenzio, e Ajamy Houman Salizadeh, iraniano residente a Signa, e ha restituito gli atti al pubblico ministero, Paolo Barlucchi, che sta per notificare una nuova richiesta di rinvio a giudizio. Con un’accusa rimodulata al rialzo in seguito al decesso di Ghirelli, avvenuta a dicembre scorso all’età di 69 anni, dopo quasi trenta mesi di coma profondo. La sua morte, ha stabilito una perizia del medico legale Martina Focardi, è da porsi "in nesso causale con l’evento traumatico del 12 luglio 2017". Cioè quando il tassista venne alle mani in piazza Beccaria con i due clienti, dopo una discussione sul pagamento della corsa.

Il primo procedimento, per lesioni gravissime, si era concluso con l’assoluzione per "legittima difesa", in abbreviato, degli imputati. Ma la sentenza del giudice Anna Liguori era stata impugnata dall’accusa e dalla famiglia Ghirelli. Per ora, hanno avuto ragione.

"Spero davvero che si possa dare pace al mio povero babbo e che il messaggio che vorremmo passare a tutti i ragazzi arrivi forte e chiaro: non usate le mani!", ha commentato Silvia, la figlia di "Parigi 36", che assieme a mamma Daniela non ha mai smesso di chiedere giustizia per il suo babbo.

La ricostruzione. Ma cosa successe quella notte? Chi colpì per primo?

Fossatocci e Salizadeh si presentarono spontaneamente ai carabinieri, con il loro avvocato Vittorio Sgromo, appena seppero che dopo quella scazzottata, il tassista aveva avuto un malore ed era finito in ospedale.

Raccontarono che era stato Ghirelli ad alzare le mani per primo, versione corroborata, secondo la sentenza che li ha mandati assolti, anche da alcuni testimoni che si trovarono a passare in piazza Beccaria.

Ma i testimoni oltre a dire che fu Ghirelli per primo a prendere fuoco, hanno riferito di aver asstito anche a un accanimento nei confronti del tassista: risposero infatti al suo tentativo di colpire e, quando Ghirelli finì a terra, le botte continuarono. E’ in questo frangente, secondo le accuse, che verranno provocate le lesioni che causeranno, in un secondo momento, l’emorragia che si è poi rivelata fatale.

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