Tragedia studentesse Erasmus morte in Spagna: "Io voglio giustizia"

Grosseto: il padre di Elena Maestrini, una delle studentesse toscane morte, protesta all’ambasciata. Le altre ragazze toscane morte sono Valentina Gallo (Firenze e Lucrezia Borghi (Greve in Chianti, Firenze)

Da sinistra Elena Maestrini, Lucrezia Borghi e Valentina Gallo

Da sinistra Elena Maestrini, Lucrezia Borghi e Valentina Gallo

Gavorrano (Grosseto), 19 gennaio 2019 -   Più di mille giorni da quel maledetto 20 marzo 2016, quando vicino Freginals, nella zona di Tarragona, in Spagna, un autobus con a bordo 57 studenti del programma Erasmus di ritorno da Valencia uscì di strada causando la morte di tredici ragazze, sette di nazionalità italiana, tre delle quali toscane.

Tra queste anche l’allora 22enne Elena Maestrini, originaria di Bagno di Gavorrano, piccolo centro in provincia di Grosseto (oltre a lei Valentina Gallo, di Firenze e Lucrezia Borghi di Greve in Chianti). Mille interminabili giorni di strazio e attesa di giustizia per tutte le famiglie delle vittime, e in particolare per Gabriele Maestrini, padre di Elena. Che non si rassegna di fronte alle lungaggini e agli atteggiamenti quantomeno anomali delle autorità iberiche che a quasi tre anni dalla tragedia non hanno ancora imbastito un processo. Maestrini vuole verità e giustizia. Pretende di sapere come sono andate effttivamente le cose. «Non per vendetta – ci dice al telefono – ma perché l’approfondita conoscenza dei fatti possa aiutare le autorità a qualsiasi titolo coinvolte in programmi comunitari come l’Erasmus a comprendere quali meccanismi errati possono trasformare un progetto di eccellenza in una immane tragedia».

Maestrini non si arrende e lunedì mattina sarà a Roma, in piazza Borghese, davanti alla sede dell’ambasciata di Spagna. In silenzio, ma con una lettera in mano. «Ho scritto di mio pugno al Re Filippo – dice – per chiedere di aprire il suo cuore e sciogliere le maglie della giustizia spagnola. Ci sono troppe cose che non tornano, sembra quasi che la Spagna voglia far cadere questa tragedia nel dimenticatoio. Spero di consegnare questa lettera all’ambasciatore spagnolo. Io sarò lì, davanti al suo palazzo dalle 10 alle 13. Spero di poterlo incontrare». Nel frattempo Maestrini, ieri, ha scritto un’altra lettera. Con una missiva inviata attraverso il sito internet del Quirinale ha informato il Presidente Mattarella del sit-in di lunedì all’ambasciata iberica. «Illustrissimo Presidente della Repubblica – scrive Maestrini – abbiamo bisogno che sia data nuovamente attenzione politica e mediatica sulla tragedia per richiedere con forza la Verità e Giustizia su quanto accaduto. Le chiediamo aiuto nel sollecitare e dare voce a questo dramma». I timori che da parte iberica ci sia la volontà di far dimenticare l’incidente di Freginals sono forti.

«Ci sono già state due archiviazioni – ricorda Gabriele Maestrini a La Nazione – Alla prima il magistrato spagnolo arrivò senza neanche aver ascoltato la testimonianza dell’autista del pullman, né i racconti dei ragazzi sopravvissuti. Come familiari delle vittime facemmo ricorso e ci fu una nuova istruttoria. Ma arrivò una seconda archiviazione: l’autista dell’autobus, sconfessando tutta la ricostruzione e i dati tecnici della polizia spagnola, dette la colpa all’impianto frenante del pullman. Assurdo. Ci siamo opposti di nuovo, e ora sono mesi che non abbiamo più notizie da nessuno. Nemmeno dal nostro Governo che eppure, nelle prime settimane dopo l’incidente ci era stato molto vicino».

 

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