Stato e mafia La guerra non è finita

Sandro

Rogari

Venerdì alle 15,30 presso l’Accademia La Colombaria (via Sant’Egidio 23) si terrà l’incontro di studio su ’Per un’Italia senza mafia’. A trent’anni dalla strage di Capaci. Intervengono Giustina Manica, Giuseppe Quattrocchi, Marcello Viola e Luciano Violante. Ingresso libero.

A trent’anni dalla strage, l’Accademia La Colombaria, che fa dell’impegno civile la bussola della propria attività culturale, promuove una discussione pacata e attualissima su una questione cruciale per tutta la comunità nazionale. La rivolta morale suscitata dalla stagione delle grandi stragi mafiose, quelle del ’92 e quelle del ’93, che, con i Georgofili, investirono anche direttamente la nostra città, è ancora viva nel paese? Sta producendo quella riscossa civile che tutti ci aspettavamo, oppure la mafia si è solo occultata, ha cambiato volto, evita lo scontro diretto con lo Stato, ma è sempre presente e radicata? Risuona ancora il grido disperato di Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, caduto con la scorta di Falcone, quel 23 maggio 1992, urlato "a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…. Io vi perdono – disse Rosaria – però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare, ma loro non vogliono cambiare...". In queste parole accorate c’è tutto il senso profondo di questa riflessione. È giunto il momento del perdono, reso possibile non solo dal pentimento, ma anche dalla definitiva sconfitta della mafia? Oppure questa Idra dalle mille teste ha compiuto passi avanti; ha ramificato ancor più i propri contatti internazionali; soprattutto, ha consolidato la propria presenza sul territorio nazionale? Saranno i grandi protagonisti di questa lotta dello Stato contro il maggiore nemico interno della comunità nazionale a dare la risposta. Ma le cronache non ci inducono a essere ottimisti. L’Italia da allora è passata attraverso eventi che ne hanno colpito il tessuto sociale. L’impoverimento del ceto medio e la dilagante precarietà del lavoro giovanile sono stati accentuati dalla crisi finanziaria del 2008, giunta fino alle soglie della pandemia. Tutto questo ha favorito l’infiltrazione mafiosa, facendone una questione nazionale, non del solo Mezzogiorno.

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