Spaccio, buio e degrado. L’urlo di Pontignale

Giardini senza manutenzione, autobus con il contagocce, traffici strani. "Dalle istituzioni solo promesse, qui non cambia mai nulla"

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di Carlo Casini

Un rione sconosciuto alla maggior parte dei fiorentini e che si sente dimenticato dalle istituzioni, quello di Pontignale. Frammentato tra i Comuni di Firenze e Scandicci, tra rimpalli di competenze e questioni annose che non si risolvono.

Da una parte il borghettino storico, stretto in un ultimo disgraziato triangolo di territorio fiorentino tra l’A1, la Fi-PiLi e il confine con Scandicci; di là dal sottopasso della superstrada ultima periferia dell’espansione urbanistica, invece la parte nuova spezzata tra i due Comuni. Così sono molti i pontignalesi che si sentono abbandonati, reclamano servizi e denunciano degrado, ma i problemi rimangono inascoltati, anzi in qualche caso se ne aggiungono anche di nuovi.

Ad aumentare il senso di abbandono, il grande hotel al centro dell’abitato nuovo, due palazzoni uniti da una passerella, uno sul versante scandiccese, mai completato e spesso rifugio di disperati, teatro di giri illeciti, dove spesso qualcuno si intrufola ed è stato depredato il depredabile; l’altro su quello fiorentino, che ha chiuso durante la pandemia e ora rimane buio.

Un grande buco nero in mezzo al rione, davanti a cui fa capolinea il 27: "Qui bisogna che si smuova qualcosa. – tuonano Pasquale Giangrasso e Lina Lombardi – Promettono, promettono ma nessuno fa niente... Dall’albergo può saltare fuori di tutto, abbiamo paura dei malintenzionati. A peggiorare le cose funzionano solo i lampioni sul lato Firenze, su quello Scandicci no".

"È necessario risolvere la questione albergo – prende la parola Pamela Niccheri – I bambini, i ragazzi, le ragazze, hanno diritto di crescere in un ambiente sicuro. Durante la pandemia abbiamo visto che mancano strutture sanitarie. Perché non riconvertirlo?".

Anche perché così abbandonato, il grande parcheggio esterno è diventato zona franca. "Questo posteggio, così vicino all’ingresso dell’autostrada, è un ritrovo per i tifosi della Fiorentina durante le trasferte, tutti i fine settimana lasciano bottiglie di birra e cartacce – afferma Giovanni Rufat – la notte invece è un ritrovo di scambisti e prostituzione. Inoltre spesso ci si fermano a fare i loro bisogni camionisti e viaggiatori".

Il problema più sentito sono i collegamenti: "L’autobus finisce alle 21,30-21,45 – spiega Tino Ranucci – Come si fa a collegarsi con la tranvia? Come fa chi torna da lavorare tardi? Come fanno i ragazzi a uscire la sera? Non di rado poi salta una o due corse".

Nella parte storica i trasporti sono pure peggiori, anzi inesistenti: "In via di Potignale non arriva più lo scuolabus – dice Felice Riccardi – Siamo circa trenta famiglie, delle quali sette o otto con bambini, per far loro prendere il pulmino ci tocca a portarli a 600 metri (vicino all’albergo)". Ma agli adulti non va meglio, poiché non arriva neanche l’autobus, né nel borgo antico, né nella parte Nord di quello nuovo: "Sul lato Scandicci non hanno fatto i parcheggi come su quello Firenze e la gente lascia le macchine ovunque i vigili non vengono quasi mai – riferiscono Giuseppe Tufarulo e Adriana Ferri – Il 27 avrebbe dovuto fare tutto il giro interno, via della Pace mondiale e via del Pantano, ma per dieci metri di strada non lo può fare".

Sulla strettezza per i mezzi pesanti, il punto più caldo è all’incrocio tra via Stilicone e via di Pontignale: "Andrebbe allargato l’incrocio – lamenta Elena Pineda – i camion girano male, spesso buttano giù i cartelli, rovinano le siepi, si incastrano".

C’è poi la questione della scarsa manutenzione dei giardini, che sono persino pericolosi: "L’ingresso dell’area giochi dà sulla strada e non è recintato, è rischioso per i bambini – mostra Ercole Minutoli – Il giardino di via Stilicone è impraticabile, non hanno messo gli alberi promessi, quelli esistenti non li potano e ci sono alberi appassiti". Ai giardinetti pubblici lato Scandicci, al centro dell’abitato nuovo, invece, c’è un fabbricato abbandonato, con il tetto ancora d’amianto, indica Giangrasso.

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