Soldi per fare mascherine, blitz della Finanza

Pelletteria di Scandicci percepì il contributo per la riconversione, senza ultimare la produzione: sequestrati 187mila euro. Ora la restituzione

FIRENZE

La guardia di finanza verifica che fine abbia fatto la “potenza di fuoco“ che lo Stato mise in campo durante la prima emergenza covid.

E, dalle indagini della procura, emerge che che non tutti i soldi a fondo perduto, erogati quando c’era la necessità di attivare la produzione di mascherine per il fabbisogno degli italiani spiazzati dalla violenza della pandemia, sono stati impiegati secondo tempi e modi previsti.

Per questo motivo, una nota azienda di pelletteria di Scandicci, è stata destinataria in questi giorni di un decreto di sequestro preventivo, adottato dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Firenze, con il quale è stata sottoposta a misura cautelare la somma di 187mila euro, corrispondente all’importo di un contributo a fondo perduto erogato dallo Stato ad un’azienda fiorentina per una “riconversione industriale per il contrasto al Covid-19”.

Si tratta della Richemont di Scandicci. Contestualmente, il suo amministratore delegato è stato iscritto sul registro degli indagati.

All’esito della contestazione, la somma oggetto di contestazione, è stata restituita. Resta da vedere come evolveranno le indagini condotte dal pm Christine Von Borries.

L’incentivo, introdotto durante il periodo emergenziale dal decreto legge n. 18 del 2020 - il cosiddetto decreto ‘Cura Italia - era riservato alle imprese che intendessero avviare la riconversione di un’unità produttiva ovvero l’ampliamento di una già esistente per la produzione e la fornitura, allo Stato e al mercato, di dispositivi medici e di protezione individuale, ovvero le mascherine.

Le attività di indagine svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze hanno preso avvio dal controllo dei presupposti legittimanti l’erogazione del beneficio economico concesso nel periodo di massima emergenza pandemica per tale riconversione.

Sulla base degli elementi sinora raccolti, le attività di polizia economico-finanziaria svolte hanno portato a ritenere, secondo l’ipotesi d’accusa vagliata dal giudice per le indagini preliminari, che la società ispezionata, abbia indebitamente beneficiato del contributo a fondo perduto, non avendo avviato la produzione delle mascherine nei tempi previsti e avendola interrotta prima del termine dei due anni stabilito dalla normativa di riferimento, destinando successivamente all’attività produttiva principale i macchinari acquistati per la riconversione.

Le attività si sono concluse con la segnalazione del rappresentante legale dell’azienda alla Procura, per l’ipotesi di truffa aggravata ai danni dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, nonché dell’impresa stessa per la responsabilità amministrativa derivante dalla commissione del reato, e con l’esecuzione integrale del decreto di sequestro preventivo del contributo, ritenuto, allo stato degli elementi acquisiti, indebitamente percepito. Soldi che, ribadiamo, sono stati già recuperati.

ste.bro.

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