Sofia, morta per una malattia rara. Un centro sportivo porterà il suo nome

Iniziate le pratiche burocratiche per intitolare alla piccola il complesso sportivo Paganelli a Novoli

I genitori di Sofia, Caterina Ceccuti e Guido De Barros, durante i funerali

I genitori di Sofia, Caterina Ceccuti e Guido De Barros, durante i funerali

Firenze, 24 gennaio 2018 - Sofia de Barros è  morta all'età di nove anni  il 30 dicembre scorso a Firenze per una rara malattia neuro degenerativa: ora sono partite  le pratiche burocratiche per intitolare a lei il complesso sportivo polivalente Paganelli.

I gestori del complesso, ossia le società sportive Firenze Pallannuoto e Liberi e Forti, pochi giorni fa hanno depositato l’istanza di richiesta presso l'Assessorato alla Toponomastica di Firenze, affinché uno dei principali impianti sportivi pubblici della città porti il nome della nota bambina fiorentina.

"Il centro sportivo Paganelli è anch’esso simbolo di una lotta importante per Firenze – spiegano i genitori di Sofia, Caterina Ceccuti e Guido De Barros, presidenti di Voa Voa Onlus Amici Di Sofia, che hanno da subito appoggiato l’iniziativa -, quella contro il degrado di una zona che è fulcro di alcune tra le attività cittadine più importanti, basti pensare al Tribunale e al Polo Universitario di Novoli, senza contare che presto sorgerà la Nuova Cittadella Viola, proprio in prossimità del centro sportivo in questione. Inoltre i Paganelli è un complesso dinamico e giovane, impegnato nell’offrire a moltissimi ragazzi, del quartiere e non solo, la possibilità di occupare il loro tempo esprimendo le proprie attitudini sportive".

Unanime il consenso da parte delle squadre e degli sportivi che fanno capo al centro Paganelli, situato al 208 di viale Guidoni e attualmente gestito dalle società sportive Firenze Pallanuoto di Patrizio Catellacci e Liberi e Forti di Massimo Bardazzi.

"Quella rappresentata dalla piccola Sofia è una lotta in cui crediamo profondamente e che sosteniamo da anni, a fianco dei suoi genitori – spiega Patrizio Catellacci -. Sofia è diventata un simbolo contro l’indifferenza, per la sensibilizzazione nei confronti della sofferenza provocata da malattie genetiche rare pediatriche, attualmente prive di cura. Adesso ci auguriamo possa diventare anche una stella guida per la ricerca scientifica, finalizzata alla prevenzione e alla cura di malattie multisistemiche progressive come quella che l’ha precocemente rubata alla vita". 

"La titolazione del Centro sportivo alla memoria di Sofia De Barros ci è parso il giusto coronamento di un percorso di lotta condiviso – conclude Massimo Bardazzi -, cui nessuno dovrebbe rimanere indifferente. Liberi e Forti nasce cento anni fa nella parrocchia di don Giulio Facibeni, ed è per ciò fondata non soltanto su valori sportivi ma anche sociali. Incoraggiati dall’esempio di una bimba straordinaria, ci auguriamo di portare avanti iniziative solidali con maggior continuità, in concerto con la Onlus che porta il suo nome".

 

 

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