Firenze, lo sfratto della moschea: "Il luogo di culto serve in centro"

Viaggio in piazza dei Ciompi. "Siamo 35mila, chiediamo solo un posto dignitoso e sicuro"

Firenze, 12 novembre 2022 - Venerdì, 11.30, in piazza dei Ciompi arrivano i fedeli alla spicciolata. Saranno quasi 200 ad ogni turno: una fetta dei circa 35mila musulmani di Firenze.

È ora di preghiera per l’Islam. Ci sono persone di ogni etnia e provenienza: immigrati, ma anche tanti italiani di seconda generazione, persino turisti. L’atmosfera è quella della festa, giovani e anziani, si ritrovano, si salutano, due chiacchiere prima della funzione nella piccola moschea che in realtà è un grande garage su cui incombe imminente lo sfratto (16 dicembre) dalla società pratese proprietaria dell’immobile.

Quella piccola moschea è più di un centro di culto, è un presidio per la comunità. "Un posto per pregare e stare insieme è importantissimo, non ci può essere una città che non ha un centro islamico. – spiega Bruno Schehu, albanese che lavora in Italia – I cristiani hanno la chiesa, gli ebrei la sinagoga, i buddisti il loro centro di ritrovo, noi abbiamo bisogno della moschea. È un luogo di preghiera, ma anche per parlare, confrontarci sulle problematiche quotidiane ed è fondamentale per far apprendere il Corano ai nostri bambini".

"Essere senza un centro sarebbe un problema, per noi significa tanto, ci portiamo i bambini a imparare la religione. – afferma Elvis Cani, anche lui albanese e lavoratore del settore alberghiero – Serve a persone di tutte le parti del mondo. Ci vengono anche tanti turisti, quando qualche turista musulmano mi ha chiesto se c’è una moschea per pregare a Firenze l’ho mandato qui ed è rimasto contento: perciò è importante che sia vicino al centro storico". "Credi a quello che credi, ma poter professare una fede è un diritto importante anche per i musulmani – dice Isha Brak, tunisino –. Siamo cittadini fiorentini, penso che il Comune ci dovrebbe aiutare a trovare un posto, perché a Firenze è difficile. Per un migrante un centro musulmano è anche un importante centro di orientamento". Scocca mezzogiorno, il canto richiama i fedeli alla funzione. Ci si toglie le scarpe per entrare, le donne coperte dal velo si sistemano in una zona riservata. "Questo è il sermone del venerdì, diverso ogni volta", racconta uno dei più giovani.

"Indiani, pakistani, bengalesi, marocchini, senegalesi… c’è gente di tutto il mondo unita dal Salat al-Jumu’ah, la preghiera del venerdì", mostra Hussein Abdul. "È importante che lo spazio di preghiera sia in centro perché molti di noi lavorano vicino, tanti al mercato di San Lorenzo e nei ristoranti – afferma Mohamed Abou Elela, il giovane segretario della comunità – Se tra un mese dovessimo chiudere? Troveremo un altro posto, la speranza non manca mai. Ci sono 35mila persone che chiedono solo un ambiente dignitoso, pulito e sicuro per pregare. Spazi ce ne sono, bisogna mettersi insieme alle istituzioni per trovare una sede".

"Noi volevamo comprare (era stata fatta un’offerta per 550 mila euro), il proprietario prima ha detto di sì e poi di no, non so perché… Inshallah (a Dio piacendo), speriamo che cambi idea", commenta Mdnorul Islam Mozumder, un fedele all’uscita della preghiera. Il vicinato non lamenta particolari problemi, anche se qualche difficoltà di convivenza c’è: "Quando si deve scaricare il furgone, è tutto occupato e loro sono in mezzo – lamenta un artigiano – poi quando occupano il marciapiede (perché all’interno non c’è spazio, ndr) non si passa nemmeno a piedi". "Prima, quando era aperta tutto il giorno la situazione era complicata, ora che è aperta solo il venerdì è molto migliorata – dice Dina Abdul, vicina commerciante – Il problema non è la moschea, ma i personaggi un po’ ambigui che girano nella piazza, ma non dipendono dalla moschea anche se vi gravitano intorno, ora molto meno dei primi tempi. Il problema è anche che per tutta Firenze ci sono solo tre centri, di cui due lontani (Centro storico, Scandicci e Sorgane) e quindi la gente si accumulava tutta in questa piazza".

 

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