Seguire il denaro e trovare la serietà

Ogni giorno non mancano nella cronaca tragedie che accadono sulle nostre strade che uccidono giovani e devastano famiglie. Uno degli ultimi è stato Mohammed. Aveva appena 13 anni e stava tornando a casa dopo una festa. È morto mentre attraversava, investito a Roma da un guidatore che non si è fermato a prestare soccorso. Parlando solo degli utenti più vulnerabili, secondo ASAPS dall’inizio dell’anno sono stati uccisi in Italia 278 pedoni e 138 ciclisti. Una mattanza alla quale purtroppo ci siamo assuefatti. Se una persona muore attraversando la strada è un incidente; se viene ucciso da un orso è un’emergenza nazionale. A seguito di tragedie plurime ripartono i cori dei politici: “bisogna fermare la strage”, “faremo questo e quello” e così via. In realtà negli ultimi anni è stato fatto ben poco. La riforma del codice della strada dal 2016 ad oggi è stata annunciata tre volte e mai portata a termine perché mancano le coperture finanziare. L’ultimo disegno di legge presentato dal ministro dei trasporti in giugno non è mai stato calendarizzato in parlamento. Andrà a breve in Consiglio dei ministri per ulteriori modifiche e speriamo sia discusso e votato a breve in parlamento. Tante dichiarazioni sull’introduzione dell’educazione stradale nelle scuole, ma zero fatti. A oggi l’educazione alla sicurezza è delegata alla buona volontà delle associazioni e delle forze dell’ordine. I Comuni, compreso Firenze, usano i tanti milioni di euro delle multe per assorbire i costi fissi delle polizie municipali, per interventi di manutenzione generalmente ordinaria. Solo lo 0,02% va in educazione alla sicurezza stradale. Le pattuglie sulle strade diminuiscono. Una legislazione assurda limita l’installazione di autovelox dove servono di più in ambiente urbano. Per avere città a 30 kmh, quando la massima velocità media di percorrenza in città è di 24 kmh e sono ormai diffuse in tutta Europa, le associazioni di ciclisti e pedoni devono scendere in strada. Manca la programmazione. A livello nazionale e a livello locale. Il Piano nazionale per la sicurezza stradale 2030 prevede la nascita di un centro di ricerca per la sicurezza stradale che, non essendo finanziato, rimarrà sulla carta. Per capire se le istituzioni sono serie il metodo migliore è quello di seguire il denaro. Se segui il denaro ti accorgi che in sicurezza stradale (e del lavoro) di investimenti ce ne sono pochi, mentre non mancano le parole.