Se ne è andato il ristoratore Giovanni Latini

E’ scomparso domenica e aveva 77 anni. Il suo lavoro ha espresso. la storia di Firenze in tavola

Dal 2004, quando si era separato dal fratello Torello e aveva rilevato l’Osteria Numero Uno, per molti era diventato ’quell’altro’. Ma all’orgoglio di chiamarsi Latini ed essere nipote del mitico Narciso e della Maria, e pronipote del fondatore Angelo che allo sgocciolare dell’Ottocento aveva aperto la "Fiaschetteria" in via della Vigna Nuova a Firenze, poi meta di legioni di fiorentini e forestieri, tantissimi anche illustri, a tutto questo retaggio non aveva mai rinunciato. Giovanni Latini è scomparso domenica a 77 anni per un infarto che ha stroncato un cuore forse già debole. E’ un altro bel pezzo di Firenze quello che se ne va con lui, uomo mite e simpatico – tratti di famiglia, del resto – e ricco come tutti i Latini di amore per la città, per la convivialità, per la buona tavola fatta di sapori genuini, ingredienti semplici ma preziosi che nel caso dell’Osteria di Giovanni erano però diventati qualcosa di più dei ’soliti’ piatti.

C’erano – e ci sono, e ci saranno – anche quelli, nel menu della sua Osteria, i pici e la bistecca, i crostini di fegatini e il filetto. Ma Giovanni aveva guardato a un orizzonte più ampio, forte anche della variegata sinfonia di lingue e di volti e di culture con cui si componeva quella che in via del Moro hanno sempre chiamato ’la combriccola’: americana di New York la moglie Carole, “fiorentina di nuova generazione“ la figlia Caterina che con l’altra figlia Chiara (entrambe corroborate da un solido curriculum di studi ed esperienze internazionali) ha preso in mano ormai le redini dell’Osteria; e poi una parata multietnica tra la sala e la brigata di cucina guidata dall’esperienza del certaldese Jonny Cencetti. Tutto questo si è tradotto nella creazione e nella proposta di piatti dal cuore familiare ma dall’apparato rivisitato pur senza mai tradire l’origine: ci sono i tortelli ripieni di pera e pecorino con crema di porri e mandorle a scaglie, la faraona ripiena del suo fegato arrotolata con pancetta, e la ricetta che vale all’Osteria l’appartenenza al club dei Ristoranti del Buon Ricordo, piccione del Valdarno alla fiorentina servito con pasticcio di salsiccia al finocchietto e patate. Sperimentare insomma, da cittadini del mondo, ma con una solida spina dorsale fiorentina. Questa è l’Osteria, questo era Giovanni, che amava definirsi "un contenitore di storie in grado di parlare di qualsiasi cosa della Firenze negli ultimi sessant’anni". Con l’orgoglio di chiamarsi Latini.

Paolo Pellegrini

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro