Firenze, chiude la scuola d'arte Saci. La rabbia della Cgil

Trentacinque lavoratori licenziati. Riteniamo pienamente responsabili il board e la direzione stessa della fine di una esperienza che ha arricchito culturalmente la città”, accusa Croatto della Cgil

Studenti Usa a Firenze

Studenti Usa a Firenze

Firenze, 12 giugno 2021 - Non c’è stato niente da fare. Purtroppo, la scuola Saci, punto di riferimento per gli studenti Usa per lo studio dell'arte, chiude l’attività a Firenze: licenziati 35 lavoratori. Scuote la testa Leonardo Croatto dell’Flc-Cgil: “Riteniamo pienamente responsabili il board e la direzione stessa della fine di una esperienza che ha arricchito culturalmente la città”.  

Insieme alle altre organizzazioni sindacali, riferisce Croatto, abbiamo ricevuto la comunicazione di avvio della procedura di licenziamento collettivo da parte di Studio Art College International Incorporated (Saci), che ha la sua unica sede operativa a Firenze. Saci è a Firenze dal 1975 ed è punto di riferimento per gli studenti Usa per quanto riguarda lo studio dell'arte. La procedura di licenziamento collettivo coinvolge 34 dipendenti e l'attuale direttore.

Nonostante la crisi in atto, e il lungo blocco alle attività didattiche nelle quasi cinquanta sedi di programmi universitari statunitensi sul territorio fiorentino, Saci è l'unica struttura che fin dall'inizio della crisi ha dimostrato di non avere né le risorse economiche né le risorse progettuali per superare questa lunga interruzione.

“Come organizzazione sindacale, insieme alle rappresentanze sindacali aziendali e ai lavoratori abbiamo provato, in questi mesi, a costruire con la direzione un dialogo costruttivo volto a traghettare l'istituto oltre la crisi, ma il confronto è sempre stato problematico - afferma Croatto -. Nei molteplici incontro avuti in questi mesi con la direzione è sempre mancata qualsiasi progettualità, abbiamo anzi dovuto assistere alla lenta agonia dell'istituto, incapace, a partire dal board fino alla direzione fiorentina, di immaginarsi proiettato nel futuro”.

“Nonostante la disponibilità dei lavoratori, il board e la direzione hanno semplicemente lasciato scorrere il tempo senza prendere alcuna decisione, restando passivi spettatori anziché soggetti attivi, nonostante i ripetuti appelli dei lavoratori e i tentativi di proporre delle soluzioni”, accusa Croatto. Che conclude: “Siamo convinti che quest'esito potesse essere evitato, e riteniamo pienamente responsabili il board e la direzione della fine di una esperienza che ha arricchito culturalmente la città, per questo motivo ancora una volta sollecitiamo il board e la direzione a valutare soluzioni alternative alla chiusura”.

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