La scuola a casa: ecco i genitori che diventano prof, un modello in crescita

L'emergenza Covid ha fatto impennare le richieste. Ma alla base c'è l'esigenza delle famiglie di nuove impostazioni pedagogiche

La scuola a casa, un modello in crescita

La scuola a casa, un modello in crescita

Firenze, 15 settembre 2021 - Dalla scuola nel bosco a quella itinerante. Scordatevi un attimo l’aula tradizionale e provate ad allargare i vostri orizzonti. È un vero e proprio boom quello dell’homeschooling. Dai 280 alunni, in Toscana, dell’anno scolastico 2018-2019, siamo arrivati ai 1391 di quello scorso.

E molto probabilmente quest’anno le domande sono ancora di più. Certo, l’emergenza Covid ha accresciuto in tal senso le richieste (necessità di gruppi più piccoli, maggiore possibilità di didattica all’aperto), ma non solo. “Tante famiglie scelgono modelli pedagogici che non trovano applicazione nella scuola statale e, quasi sempre, anche in quella paritaria - spiega una docente che segue i giovani in educazione parentale -. Nella rete dell’homeschooling troviamo bambini e ragazzi di tutte le età. Dallo scorso anno, è richiesta anche per le superiori. Una decisione, questa, presa anche sulla scia di tutte le difficoltà riscontrate dalla prolungata Dad”.

La rete Edu-Par, creata dalla milanese Erika Di Martino, fondatrice del network italiana www.educazioneparentale.org, è uno dei punti di riferimento per chi decide di abbandonare il percorso delle scuole statali e paritarie. Ma quando si parla di homeschooling il concetto fondamentale è proprio quello della libertà di insegnamento.

L’educazione parentale, prevista dalla Costituzione, prevede che la famiglia invii una comunicazione alla propria scuola di riferimento per mettere nero su bianco che il proprio figlio seguirà un percorso di homeschooling. O coi propri genitori o con parenti o con docenti esterni. Anzi, con istitutori, per essere precisi.

Alla fine dell’anno scolastico, il ragazzo dovrà sostenere un esame di idoneità alla classe successiva presso un istituto statale o paritario. Sui blog e sui social, i racconti di chi sta vivendo quest’esperienza sono entusiasti.

“All’inizio ero un po’ scettico. Ma adesso sono felicissimo della decisione presa. Con l’homeschooling vedi davvero crescere i tuoi figli, che in questo modo possono fare anche esperienze che all’interno di una didattica di stampo tradizionale non sarebbero permesse”. Francesco ha due bambine. “Vogliamo che le nostre figlie attingano direttamente alle nostre esperienze per poi avere una marcia in più per affrontare il loro futuro”, aggiunge. Si tratta di una “didattica del fare, slegata dalla rigidità degli schemi scolastici”.

Ecco che a Livorno c’è una scuola itinerante, che si appoggia ad un agriturismo e che ribalta il concetto di gita. Non più un evento eccezionale, ma la normalità, dato che ci sono l’”aula-mare”, l’”aula bosco” e perfino quella “museo”. Il più delle volte, le famiglie che optano per l’educazione parentale prendono un locale in affitto, preferibilmente in campagna per agevolare la didattica all’aperto.

“Ci sono o famiglie che si organizzano autonomamente e che dunque cercano degli insegnanti esterni oppure docenti che creano il proprio progetto di homeschooling”, spiega una docente. È nata da pochissimo una homeschooling in centro a Firenze, all’interno di un’associazione.

“Solitamente, le famiglie che fanno questa scelta sono laureate e di fascia economica piuttosto elevata - racconta sempre la docente -. Le mamme che fanno scuola a casa col proprio figlio sono una minima parte di questo mondo molto variegato. Si va dalle scuole staineriane a quelle montessoriane, senza dimenticare le esperienze delle scuole nel bosco. Chi fa questa scelta cerca modelli d’insegnamento diversi e mira ad un apprendimento più libero e stimolante”. Nell’unschooling, poi, la lezione parte dalle domande dei bambini. Insomma, si “nutre la curiosità naturale del piccolo, sostenuto in questo suo percorso dal docente-facilitatore”.

E i risultati? I genitori sono entusiasti. Nei blog parlano di “bambini più autonomi e curiosi”, addirittura “più stimolati versi lo studio, non più visto come ‘costrizione’”. “Sviluppano un metodo di apprendimento diverso - concordano i docenti -. Gli studenti sono veramente al centro, non più vasi da riempire. E lo dimostrano i risultati brillanti che ottengono”.

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