Scoppio del carro, tra fede e tradizione

Il libro di don Roberto Gulino racconta il senso di un antico rito fiorentino

Scoppio del carro (Umberto Visintini)

Scoppio del carro (Umberto Visintini)

Firenze, 19 aprile 2019 - E’ uno spettacolo tra fede e tradizione che ogni anno richiama migliaia di persone da tutto il mondo. Un appuntamento con radici lontane nella storia ma sempre vivo nel cuore dei fiorentini. Anche domenica torna lo Scoppio del Carro, con la colombina incaricata di portare buoni auspici. E proprio in concomitanza con le feste pasquali, arriva un libro che racconta il senso di questo antico rito della città.

Edito da Nerbini, il volume si intitola “La vera storia dello Scoppio del Carro a Firenze”. L’autore è Don Roberto Gulino, presbitero dell’Arcidiocesi di Firenze, dal 2010 direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano, e docente di Liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale: “Per capire veramente l’orizzonte di senso nel quale si colloca questo evento – spiega l’autore, è fondamentale comprenderne il rapporto con la liturgia, tenendo presente le modalità celebrative rituali pluriformi con cui essa ha accompagnato e custodito il cammino di fede della Chiesa, talvolta attraverso forme di religiosità dal carattere emotivo e sentimentale”.

Attualmente il rito dello Scoppio del Carro si svolge in due momenti ben definiti: la sera del sabato santo e la mattina di Pasqua. Non sempre è stato così, ma ormai da qualche anno, nella notte della Veglia pasquale, tutto comincia nella chiesa dei Santi Apostoli e Biagio, in piazza del Limbo, da dove vengono inviate alla Cattedrale delle pietre, vere e proprie reliquie, appartenenti secondo la tradizione alla stessa pietra del Santo Sepolcro del Signore, a Gerusalemme, e portate a Firenze da Pazzino de’ Pazzi al termine della prima crociata. Con queste pietre del Santo Sepolcro, sulla soglia della Cattedrale viene acceso il fuoco che verrà benedetto nella prima parte della Veglia di Pasqua e che servirà per accendere il cero pasquale e le altre candele, dei ministri e dei fedeli, come segno della luce del Risorto che vince le tenebre del peccato e l’oscurità della morte. Questo stesso fuoco, custodito durante tutta la notte in un antico braciere, servirà l’indomani mattina, durante la messa del giorno di Pasqua, ad accendere la miccia che incendia il razzo a forma di colomba, posizionato all’ingresso dell’ottagono della Cattedrale ed issato a sette metri da terra su una colonna di legno, che andrà ad incendiare il Carro posto sulla piazza, davanti alla porta di ingresso, che con il suo Scoppio darà vita a una spettacolare effusione di scintille, fuochi d’artificio, botti, luci e colori.

“Lo Scoppio del Carro nel suo senso più autentico – prosegue Don Gulino -, è soprattutto il modo in cui i fiorentini vivono e festeggiano la Pasqua: anticamente, per distribuire a tutti il fuoco benedetto durante la veglia del sabato santo, veniva usato un carretto che, sempre più elaborato, è divenuto l’attuale Carro dello scoppio. Durante questo evento, quindi, fede e tradizione si intrecciano, dando vita a un momento di coesione sociale molto importante che merita di essere indagato e conosciuto”. 

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